Appello urgente per i profughi eritrei prigionieri in Sinai: scriviamo alle ambasciate egiziane!

Ancora morte e tortura, fame e sete. Ancora una tragica vicenda collettiva che riguarda profughi eritrei in fuga dall'inferno del loro paese. Abbiamo lanciato in settembre, con importanti risultati, un appello per la salvezza di oltre 200 persone, in balia della ferocia della polizia libica. Questa volta gli aguzzini sono i mercanti di esseri umani, i caronti che trasportano i migranti senza speranza dalla Libia a Israele e le vittime, donne e uomini prigionieri sul Sinai, sono poco più di 70 (erano 80 prima che i trafficanti di uomini iniziassero ad ammazzarli).

Per questo NoirPink - modello Pandemonium, con un insieme di associazioni per i diritti umani (prima tra tutte EveryOne Group), lancia un appello alle ambasciate egiziane in Italia e a Città del Vaticano e, per conoscenza, all'ambasciata italiana in Egitto. Ognuno di voi è chiamato ad aderire a questo appello urgente: dare voce a queste donne e a questi uomini è un dovere irrinunciabile nei loro confronti e nei confronti di noi stessi.

L'appello può essere inviato urgentemente tramite fax ai numeri che pubblichiamo sotto il testo dell'appello. Qualora non disponiate di fax, troverete anche l'indirizzo postale ed elettronico delle ambasciate. Ricordate di aggiungere nome e cognome, data e luogo di nascita, indirizzo postale e elettronico in calce all'appello.



TESTO DA INVIARE

Urgent letter to the Ambassadors of Egypt: intervention request for refugees held hostage in Sinai


Your excellency Ambassadors of the Arab Republic of Egypt,

we write to draw Your attention to, and to appeal for, urgent intervention in the plight of refugees from Eritrea, Ethiopia, Sudan and Somalia who are currently held hostage in the Sinai Desert by Bedouin people traffickers.

These people are reported to have been held for over a month on the outskirts of a town in Sinai in purpose-built containers. Their captors are demanding payment of US$8,000 per person before releasing them, and are treating them in an extremely degrading and inhumane manner. They are bound by chains around their ankles, have been deprived of adequate food, are given salty water to drink, and have been tortured using extreme methods, including electric shocks, to force friends and families abroad to make the payments. The women in the group, who have been separated from the rest, are particularly vulnerable to severe abuse.

Over the weekend the situation of these refugees appears to have deteriorated markedly. Hostages were branded like cattle, and on Sunday evening, three Eritrean men were reportedly shot dead after their families confirmed to the kidnappers that they were unable to meet the additional US$8000 - the hostages had already paid US$2000.

On Tuesday morning, three more hostages were reported to have died following a severe assault administered by the traffickers after a group of 12 attempted to escape.

Due to a series of on-going human rights crises, the Horn of Africa in general and the Sinai in particular have become a major centre for people trafficking by highly organized crime syndicates. In a harrowing report recently compiled in Israel, refugees recount the horrors that were inflicted on them at this purpose built desert facility as traffickers attempted to elicit increasingly large sums of money from them, including systematic rape, electrocution, branding with hot metal, beatings and extrajudicial killing. In August, AFP news agency reported the deaths of six Eritreans on the Egypt-Israel border, four of whom were killed in a dispute with people smugglers. In June, ten African refugees, including Eritreans, were reportedly killed by human smugglers in Sinai after they had been held for more than two months in secret underground locations. The smugglers are allegedly using extreme methods of torture, including electric shocks, to force the victims make the illegal payments.

We find it inconceivable that large numbers of people who are entitled to protection under international law can be forcibly detained by criminal gangs for such lengthy periods of time and with seeming impunity within Egyptian borders without any official intervention.

We are aware that Egypt's record with regard to the treatment of refugees has not been a good one – there are numerous credible accounts of the imprisonment and mistreatment of refugees, and the shooting of refugees on the border with Israel. However, as current chair of the UNHCR's governing body and a signatory to the UN and African refugee conventions, Egypt has a duty to end this situation and bring its treatment of refugees into line with international norms to which it is a signatory, and the international community has a duty to ensure that it upholds these norms. Moreover, the Sinai appears to have become a centre for people trafficking by criminal syndicates, and this makes the fate of these and other refugees an international issue that governments worldwide have a duty to address.

The lives of hundreds of refugees currently appear to hang in the balance. It is vital that that the You, as Ambassadors of the Arab Republic of Egypt, make immediate and urgent representations to the Egyptian Government to ensure that these refugees are rescued, and that every refugee in Egypt is afforded full protection and assistance.

We therefore ask You to report to Your Government the importance to take urgent action to tackle organized crime by rescuing these hostages, and bringing their captors to justice. It is also vital that Your Country brings its treatment of refugees into line with international legislation to which it is party, allows unhindered access to UNHCR to all refugees and ends the practice of jailing refugees and shooting migrants on its border with Israel.

Yours sincerely,

For the EveryOne Group, Mr. Roberto Malini, Mr. Matteo Pegoraro and Mr. Dario Picciau
For the Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Mr. Giovanni Paolo Ramonda
For the Habeshia Agency, don Mussie Zerai
For the Christian Solidarity Worldwide, Mr. Andrew Johnston
For the Human Rights Concern – Eritrea, Mrs. Elizabeth Chyrum
NoirPink - modello Pandemonium
Wathcing The Sky Group
Anne’s Door Cultural Association



NUMERI DI FAX E INDIRIZZI

Y.E. the Ambassador of the Arab Republic of Egypt in Italy
Mohamed Ashraf Gamal Eldin Rashed
Villa Savoia
via Salaria 267 - Roma
Fax. 06/8554424 – 06/85301175
Email: ambegitto@pelagus.it

Y.E. Ambassador of the Arab Repubblic of Egypt in Holy See
Mrs. Lamia Aly Mekhemar
P.za della Città Leonina, 9 - Roma
Fax: 06/6832335
Email: ambegyptvatican@tiscali.it


Per conoscenza:

Y.E. Ambassador of the Italian Republic in Egypt
Mr. Claudio Pacifico
15, Abdel Rahman Fahmy Str.
Garden City - Il Cairo - Egitto
Fax: +20 (0)2 27940657
E-mail: ambasciata.cairo@esteri.it



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3 commenti:

  1. All'appello hanno aderito anche due senatori radicali: Marco Perduca (segretario della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani) e Donatella Poretti.

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  2. “Avete tre ore di tempo perché i vostri familiari paghino il riscatto di 8.000 dollari per ciascuno di voi. Altrimenti vi uccideremo tutti”. E’ giunto così all’Agenzia Habeshia e al Gruppo EveryOne - organizzazioni impegnate costantemente, da giorni, per cercare di esortare la comunità internazionale a salvare i migranti - l’ultimatum dei trafficanti che nella penisola del Sinai, a circa 50 km dal confine con Israele, tengono in ostaggio da oltre un mese circa 250 profughi africani, tra cui 74 eritrei. “Sei eritrei, tutti uomini, sono già stati ammazzati” ricordano i co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Tre, domenica scorsa, a colpi di pistola, e altri 3 a bastonate nella giornata di martedì, dopo che, insieme ad altri 12, avevano tentato la fuga, senza riuscirci. Nove persone sono gravemente ferite, altre 10 seriamente malate, ci sono molte donne incinte tra gli ostaggi e vi è il rischio di infezioni ed epidemie, poiché nessuno di loro viene curato e tutti versano in condizioni igienico-sanitarie tragiche”. EveryOne, Habeshia e altre associazioni e ONG, tra cui Christian Solidarity Worldwide e l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, avevano inviato ieri un appello alle Nazioni Unite, alle istituzioni dell’Unione europea e alla comunità internazionale, nonché una lettera urgente agli Ambasciatori d’Egitto in Italia e presso la Santa Sede, spedita per conoscenza all’ambasciatore italiano al Cairo, il dr. Claudio Pacifico. “Siamo in contatto con l’ufficio dello Special Rapporteur ONU sul traffico di esseri umani, nonché con l’UNHCR, e stiamo sollecitando un’azione internazionale che possa salvare questi innocenti nel più breve tempo possibile. Abbiamo fornito loro le coordinate per individuare il covo dei trafficanti,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau, “e siamo in attesa di conoscere se e quando verrà eseguito un intervento da parte delle autorità. Ma non c’è più tempo: don Mussie Zerai di Habeshia, che ha parlato con alcuni ostaggi, ci ha confermato che 4 di loro sono stati prelevati dai rapitori e che con tutta probabilità nelle prossime ore subiranno l’asportazione di un rene poiché i loro parenti non sono in grado di pagare per la loro liberazione. Lanciamo un appello urgente al ministro degli Esteri Franco Frattini e a tutti i deputati e senatori in Parlamento: l’Italia deve agire, non rimanere a guardare mentre centinaia di persone rischiano di essere assassinate o lasciate morire di stenti”

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  3. “Abbiamo finalmente identificato l’esatta località, nel Sinai del Nord, al confine con Israele, ove sono tenuti prigionieri dai trafficanti, da ormai oltre un mese, i 250 profughi africani, tra cui 74 eritrei” lo comunicano i co-presidenti del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Nella notte, abbiamo infatti avuto conferma dell’esatto luogo di prigionia dagli stessi ostaggi, con i quali, attraverso don Mussie Zerai dell’Agenzia Habeshia, siamo in contatto simultaneo. I migranti sono tenuti incatenati in container, a gruppi di 25/30 ciascuno. Le coordinate per raggiungere il covo dei trafficanti - una città e un edificio che per il momento rimangono strettamente confidenziali e usati in canali diplomatici riservati per evitare conseguenze agli stessi ostaggi -, sono state da noi comunicate agli Uffici dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, nonché ad alti funzionari della Commissione europea e del Consiglio d’Europa. In particolare, si sta interessando della questione lo Special Rapporteur ONU sul traffico di esseri umani, che dopo le nostre rivelazioni ci ha comunicato che il caso riveste ora la massima priorità per le Nazioni Unite”. All’ONU gli attivisti hanno inoltre fornito il contatto telefonico diretto con una persona del posto in grado di guidare sull’esatto luogo di prigionia le autorità di polizia. “Sappiamo che svariati deputati e senatori italiani, tra cui gli on. Stefania Craxi, Pietro Marcenaro, Gino Bucchino, Jean-Léonard Touadi e Marco Perduca, con cui siamo in contatto, si stanno adoperando per sollecitare un intervento della Farnesina” proseguono gli attivisti. “Tuttavia, lanciamo ancora un appello - congiuntamente all’agenzia Habeshia, all'ASPER - associazione per la tutela dei diritti umani del popolo eritreo - e a numerose ONG - rivolgendolo alle istituzioni e autorità internazionali affinché si mobilitino subito, data la conoscenza esatta del luogo di detenzione, per demandare con estrema urgenza al Governo egiziano l’immediata cattura dei trafficanti e la messa in salvo di tutti i migranti prigionieri, molti dei quali sono gravemente feriti e ammalati, oggetto di continue torture e privi di cibo, acqua corrente e di ogni tipo di assistenza. I rifugiati non sono in grado di pagare il riscatto di 8.000 dollari ciascuno, e i carcerieri si stanno rivolgendo al mercato clandestino degli organi, una piaga purtroppo assai conosciuta in Egitto”. Per evitare che i predoni possano sottrarsi alla cattura, trasferendo gli ostaggi nei tunnel che collegano la città di confine egiziano con la Palestina, EveryOne ha chiesto il sostegno del Mossad israeliano, che ha una conoscenza perfetta della struttura di cunicoli già usata in passato dai trafficanti per eludere indagini riguardanti i loro traffici di armi ed esseri umani, finalizzate ala richiesta di riscatto o all'espianto di organi, un problema di estrema gravità in Egitto".

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Il grande colibrì