Nord, sud, ovest, est: disorientamenti sessuali? (1° parte)
Alcuni uomini hanno rapporti sessuali con altri uomini e tuttavia si percepiscono e definiscono come eterosessuali. Questo atteggiamento provoca spesso accese reazioni da parte di molti omosessuali, che attribuiscono questo fatto al cedimento a pressioni sociali omofobe e quindi lanciano accuse di ipocrisia, codardia... e chi più ne ha più ne metta.
In realtà, come abbiamo notato nella prima parte di questa inchiesta, il confine tra eterosessualità, omosessualità e bisessualità è molto sfumato e ambiguo e quindi non si capisce perché dovrebbe prevalere la volontà di chi decide di tracciare una linea netta e collocare gli altri di qua o di là sulla libertà di ciascuno di collocarsi dove preferisce.
E' come dire che ciascuno dovrebbe decidere come vestirsi, se indossare una maglia a maniche lunghe o una t-shirt, in base al freddo o al caldo che sente. Certo, poi forse c'è qualcosa che non va se la necessità di mostrare i muscoli scolpiti in palestra ti spinge in canottiera sotto la neve o il ricordo delle raccomandazioni di tua madre sulle terribili correnti d'aria ti stringe la sciarpa di lana intorno al collo anche sotto il solleone ferragostano...
Fuor di metafora, il discorso che stiamo affrontando non nega affatto la presenza di fortissime pressioni sociali e di una diffusa paura dell’omosessualità, ma punta a salvaguardare la libertà individuale di indossare la propria pelle e di esprimere se stessi - e quindi anche di definirsi e di percepirsi come meglio si crede senza subire giudizi esterni - e quindi anche di attribuirsi (o non attribuirsi) come meglio si crede etichette e forme identitarie.
Se questi sono i nostri obiettivi, è chiaro che le pressioni sociali, le paure collettive e i giudizi moralistici non vanno negati, ma non vanno neppure semplicisticamente affrontati con pressioni, paure e giudizi uguali e contrari (contrari nella direzione, uguali nella violenza). Vanno affrontati con serenità.
E invece di sparare sentenze ("non possiamo giustificarli nè compatirli nè approvarli", "sono solo ipocriti", "vadano a farsi fottere, tanto ci godono", "sono i peggiori nemici dei gay"...), sarebbe opportuno porre domande - domande vere, aperte a qualsiasi risposta, non domande retoriche che sono solo sentenze ipocritamente camuffate.
Ad esempio, c'è un paradosso nel "giustificare" i propri incontri con altri uomini affermando di cercare non persone del proprio stesso sesso, ma solo "trasgressione" ("Il fatto che ti fa sesso orale un ragazzo è diverso, sembra quasi più porco" dice ad esempio Cesare, 50enne di Milano), come se il sesso fosse un fatto astratto e non l’incontro tra due (o più) persone?
E, quando si “giustificano” i propri incontri omosessuali con una bottiglia o una canna di troppo che avrebbe fatto perdere la capacità di intendere e di volere ("L'ho preso in bocca una volta, era col preservativo e io ero sbronzo, quindi niente di che... Mi piaceva sentire le mani tra i capelli mentre lo leccavo e alla fine gli ho chiesto di venirmi in faccia, sul petto, sul collo" racconta Livio, romano di 36 anni) o quando si nasconde un desiderio per gli uomini dietro a giochi di coppia ("Se c’è anche una donna, una volta nel gioco si può anche passare dalla figa al culo o viceversa, dipende... L'importante è giocare..." dice Giuliano, milanese di 49 anni), forse è il caso di proporre qualche riflessione in più sui propri desideri…
Ancora, difendere la dignità e l’autodeterminazione di tutti significa anche non giustificare quegli “eterosessuali a caccia di uomini” che nel ricercare “solo sesso soft” (con una significativa distinzione tra il rapporto orale, inteso come sesso morbido, cedevole, malleabile, e il rapporto anale, segno “hard”, duro e inflessibile di omosessualità) a volte esprimono giudizi negativi sulle “cose gay-gay”: "La penetrazione? Che schifo! Io non faccio cose gay-gay, ma, credimi, succhiarsi tra maschi è il massimo: l'uomo sa istintivamente dove e come succhiare" dice Alfredo, 34 anni, da Milano.
"Non è una questione gay o etero, è solo voglia di voler giocare rispettando gli altri" afferma Franco, senese di 48 anni. Ed il rispetto è proprio il tema centrale, nell’avere rapporti sessuali, nell’attribuire etichette di qualsiasi tipo, nel porre domande che devono essere proposte con delicatezza e senza celare dietro la morbidezza dei punti di domanda la rigidità del punto esclamativo...
Occorre rispettare le scelte altrui e anche le loro paure. Ammettiamo pure che molti di questi eterosessuali "sopra le righe" hanno, consciamente o inconsciamente, paura dell'omosessualità e che senza questa paura si definirebbero senza esitazioni gay: anche in questo caso, il problema è rappresentato dal loro definirsi "etero curiosi" o dall'esistenza di una paura diffusa? E la soluzione è di cambiare semplicemente casacca e definizione o sarebbe qualcosa di molto più radicale? Torneremo a parlarne...
CONTINUA...
Little Prince(ss)
I prossimi capitoli:
* Quando il marito si "scopre" omosessuale... (3° parte)
* Identità malleabili (per sopravvivere alla rigidità) (4° parte)
Leggi anche:
* "Forse solo leggermente bisex": il desiderio senza nome degli eterosessuali a caccia... di maschi!
* Luca era etero, Luca era gay: la canzone di Povia, gli "ex-gay" e anche gli "ex-etero"...
* Dammi tre parole... Un gioco su sesso biologico, identità di genere e orientamento sessuale
C'è anche da considerare la paura di perdere potere del maschio etero curioso agli occhi degli altri maschi in una dichiarazione di omosessualità in una società dove il potere a vari livelli è detenuto dai maschi eterosessuali.
RispondiEliminaApprezzo molto la delicatezza con cui stai affrontando questo tema: è davvero una rarità oggigiorno.
RispondiElimina@ loran:
RispondiEliminaConcordo in pieno. E ovviamente, quando la paura c'è, bisogna rispettare chi la prova. Decostruire, abbattere, ma rispettare. :-)
@ anonimo:
Grazie!