Roberto Malini (Gruppo EveryOne): profughi nel Sinai, nell'Egitto assediato dal fondamentalismo

Non volgere lo sguardo verso l'Egitto, con i milioni di manifestanti scesi in piazza e la presidenza di Mubarak che trema sempre più, è diventato impossibile anche per i mass media italiani, silenti di fronte alle grida di dolore che si levano dai profughi prigionieri nel Sinai, picchiati, uccisi, schiavizzati, violentati e perfino marchiati a fuoco. Ora la tragedia di queste centinaia di persone rischia di diventare ancora più invisibile, con la beffa di sapere che gli occhi del mondo sono tutti puntati su piazza Tahrir, a pochi chilometri di distanza.

Torniamo a parlare di queste vite abbandonate con Roberto Malini, presidente e fondatore di Gruppo EveryOne, associazione con la quale abbiamo lanciato un appello per i profughi del Sinai. Grazie ai numerosi contatti del gruppo in Egitto, parlare con Malini è anche un'ottima occasione per cercare di capire cosa sta succedendo dall'altra parte del Mediterraneo, al Cairo e soprattutto lontano dalla capitale...

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Gruppo EveryOne segnala la presenza nel Sinai di due nuovi gruppi di profughi schiavizzati...

Sì, abbiamo ricevuto notizia di due nuovi gruppi. Di uno ci ha dato notizia una giovane donna eritrea che ha chiamato il nostro gruppo da Asmara, chiedendoci un consiglio. Suo cugino e molti altri giovani sono detenuti in una località imprecisata, forse al-Arish. I ragazzi si trovavano in Sudan e purtroppo i familiari non sono riusciti ad avvertirli di ciò che avviene nel nord del Sinai, quando i migranti africani cadono nelle mani dei trafficanti.

Molti non sanno, oltretutto, che i predoni, dopo anni di traffico di stupefacenti, sono caduti vittima di tossicodipendenze gravi a propria volta. Quando i ragazzi in prigionia chiamano i parenti o le organizzazioni umanitarie, non di rado descrivono i loro aguzzini in preda a delirio di onnipotenza. E' in quei momenti che compiono le loro atrocità, le torture, le mutilazioni, gli stupri, gli omicidi. La mancanza di controllo da parte dei carcerieri trasforma i luoghi di detenzione in veri e propri inferni.


E poi c'è il secondo gruppo, nel quale segnalate la presenza anche di bambini...

L'altro gruppo è stato individuato recentemente da don Mussie Zerai, che ha parlato con alcuni dei migranti in catene. Sono 150, con alcune giovani donne e due ragazzini, di 11 e 14 anni. Subiscono gli orrori a cui purtroppo il mondo si sta abituando, forse in base a pregiudizi che mostrano loro "meno grave" la tragedia che si consuma nella Repubblica Araba, trattandosi di africani e non di bianchi occidentali.

In questo periodo le forze di sicurezza egiziane e israeliane presidiano il confine in gran numero e con armamenti pesanti. E' difficile pensare che possano condurre i migranti oltre il confine con lo stato ebraico. Ecco perché si eleva il rischio di trasferimento dei profughi verso i mercati della schiavitù, degli organi o, per i bambini, gli adolescenti e le giovani donne, della prostituzione e della pedofilia.


Quali conseguenze stanno avendo le gravi tensioni di questi giorni in Egitto sulla situazione dei profughi nel Sinai?

E' un momento di grandi sconvolgimenti ed è impensabile che le autorità si occuperanno, nei prossimi mesi, del traffico di esseri umani. Nel nord del Sinai, di questi tempi, le bande di predoni spadroneggiano ovunque, mostrando i muscoli e le armi. Non è un mistero che i traffici di esseri umani, organi, droghe pesanti, armi servano a finanziare la Fratellanza Musulmana, Al Qaeda e movimenti armati come Hamas.

Esistono interviste pubblicate sulla stampa egiziana e britannica in cui i capi-trafficanti si vantano di questi loro collegamenti. Abbiamo notizia di spostamenti di camion carichi di africani da Rafah a al-Gorah, da al-Arish a Sheikh Zuweid, nel deserto del governatorato del Sinai settentrionale.


Sulla natura dei Fratelli Musulmani arrivano valutazioni tra loro molto diverse, però...

I moti di protesta hanno legittimato i Fratelli Musulmani in Egitto, quale forza di opposizione e in un certo senso l'opinione internazionale li ha trasformati in "portavoce del popolo". In realtà si tratta di un movimento che ha quale obiettivo la creazione di un network o califfato fondamentalista islamico internazionale. Gli analisti l'hanno battezzato "mafia islamica" proprio perché i Fratelli Musulmani finanziano le loro attività attraverso i traffici criminali.

Non a caso, fino a ieri si trovavano fuori legge, nella loro forma di partito politico ed erano riconosciuti i loro legami con l'Iran e in genere con il terrorismo integralista. In questo clima, i trafficanti sono diventati "eroi". Radio Hamas ha salutato la liberazione dei capi del traffico di esseri umani, Mohammad Shaar e i capifamiglia Sawarqa, come "il ritorno dei patrioti dell'intifada". Ora i profughi sono merce e i riscatti che i predoni riceveranno dai parenti all'estero serviranno a rendere ancora più potente il fondamentalismo.


In questo quadro si collocano anche le violenze contro i cristiani, che continuano anche in questi giorni, come Gruppo EveryOne sta denunciando grazie ai suoi numerosi contatti in Egitto...

Centinaia di cristiani sono stati aggrediti e intimiditi in tutto l'Egitto, mentre masse di fondamentalisti inneggiavano allo sterminio di ebrei e cristiani, il "Popolo del Libro". Secondo le fonti locali, 21 cristiani copti sono stati trucidati nei giorni scorsi nella provincia di Minya, mentre un medico del posto ha curato gravi ferite inferte dai fondamentalisti ad altri copti.

Ieri una banda di predoni armati ha lanciato una granata in una chiesa copta di Rafah, senza che le autorità abbiano neppure indagato sull'evento. Alcune comunità cristiane hanno organizzato sit-in di protesta in varie località, ma sono state aggredite dalle forze dell'ordine e disperse con gas lacrimogeni.


Eppure queste notizie non circolano sui mass media italiani: come mai?

Vi sono due realtà parallele, in Egitto. Una si svolge il piazza Tahrir, al Cairo, sotto gli occhi del mondo. Lì si vedono islamici moderati, cristiani copti e altre minoranze protestare civilmente, senza insegne, senza proclami, contro Mubarak e per un futuro di democrazia, progresso e diritti civili. Insegne, proclami e armi, invece, si vedono dove non vi è presenza mediatica. Ad esempio, un attivista gay ci ha parlato di omosessuali trucidati nel carcere del Cairo, durante l'assalto di alcuni giorni fa, nel corso del quale sono stati liberati esponenti dei Fratelli Musulmani, di Al Qaeda e di Hamas.


Dunque hanno torto gli ottimisti, come Emma Bonino, che non temono l'avvento di una "democrazia" dominata dagli estremisti islamici, ma notano come al Cairo musulmani e cristiani manifestano insieme, usando parole d'ordine politiche e mai religiose?

Emma Bonino vede quello che è sotto gli occhi dei media, ovvero la messa in scena di piazza Tahrir. E' in buona fede e legge gli eventi in Egitto e nel nord Africa in un'ottica di rivolta del popolo per la democrazia e la giustizia sociale. Purtroppo al di là di Mubarak vi è lo spettro del fondamentalismo e dei Fratelli Musulmani.

L'analista che più di ogni altro conosce l'Egitto, Fareed Zakaria, ha ricordato ieri i dati del più recente sondaggio riguardante le opinioni politiche del popolo egiziano. La propaganda effettuata dai Fratelli Musulmani ha di fatto capovolto i dati raccolti l'anno precedente e cambiato radicalmente quelli risalenti al 2007, quando più del 90% degli egiziani credevano che democrazia e libertà di culto fossero i valori primari da difendere.

Oggi il 59% degli egiziani si ritiene "fondamentalista", mentre l'82% e l'84% chiede l'istituzione della pena di morte per le donne adultere e i musulmani che cambiano fede: lapidazione per le prime, patibolo per le seconde. Non parliamo delle opinioni su gay e lesbiche. Le folle in piazza non significano necessariamente democrazia né giustizia sociale o diritti umani. I tempi di Hitler e Mussolini avrebbero dovuto insegnarci qualcosa e trasferirci preziosi ammonimenti.


Insomma, secondo te siamo al bivio tra il mantenimento di una dittatura laica e l'avvento di una "democrazia fondamentalista"?

Il mio punto di vista è che il mondo stia sottovalutando il pericolo di un riaffermarsi pericolosissimo del fondamentalismo, con l'iranizzazione di alcuni paesi arabi e lo sviluppo di importanti canali di finanziamento per il terrorismo e il riarmo di tali nazioni. Cristiani, donne, gay, africani e altre minoranze rischiano di vivere un periodo terribile, in cui i loro diritti potrebbero essere annientati. La speranza è che gli equilibri della moderazione resistano e si giunga, miracolosamente, a una transizione sempre pericolosa, ma almeno non troppo lontana dalla democrazia.


Obama invita Mubarak a lasciare il potere e sembra appoggiare il vicepresidente Suleiman...

Una volta tanto, mi trovo d'accordo più con Frattini che con Obama e la Clinton: mi sembra più saggio il piano suggerito dal ministro italiano ("Prima serve la riforma elettorale, poi una nuova costituzione, poi andare alle urne") che non la soluzione proposta da Obama e dalla Clinton, che sacrificherebbero subito Mubarak a vantaggio di un cambiamento politico gestito dal vicepresidente Suleiman insieme ai Fratelli Musulmani.


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