Un giorno senza di noi. Ma con la nostra voce

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Origini diverse per un futuro comune! Anche noi ci siamo nell'Italia del futuro! Combattiamo insieme il razzismo mediatico e politico!

Foad Aodi
presidente dell'
Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e della Co-Mai (Comunità del mondo arabo in Italia)

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Il primo marzo, giornata di sciopero degli immigrati, sarò triste: quando andrò a fare benzina sotto casa non ci sarà Micky, l'immigrato del Bangladesh, che lavora per mandare nel suo paese i soldi alla moglie e ai suoi due figli; quando andrò a prendere il caffè al bar non ci sarà Alain, cittadino immigrato delle Filippine; quando in ufficio dovrò spostare una scrivania non ci sarà Alem l'etiope ad aiutarmi... Quando andrò a trovare la mia amica 78enne non ci sarà la badante ucraina ad assisterla.

Ma che mondo è quello senza immigrati? Sono la nostra ricchezza, le nostre colonne, i nostri eroi. Spero di vederne al più presto qualcuno a dirigere il nostro disgraziato e franante paese. Con loro avremo la certezza di serietà e rigore.

Siamo stati noi emigranti, ora altri sono immigrati da noi perchè ci sono molti lavori che non vogliamo più fare. Sarò sempre al loro fianco perchè li amo davvero. Quando li incontro al semaforo mi sorridono, quando diventi amico loro ti donano sincera amicizia. Per questo li amo.

Sergio Rovasio

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La storia si ripete, gli schiavi moderni chiedono i loro diritti che riconosciamo solo sulla carta dimostrando, ce ne fosse bisogno, che dalla storia continuiamo a non imparare nulla. Uno sciopero che vedrebbe infermieri, collaboratori domestici, badanti, medici di base e chirurghi, operatori ecologici e dirigenti, operai e intellettuali, se attuato in nome di una condizione sociale, che abbiamo artatamente creato, in poche ore immobilizzerebbe l'intera Nazione e se poi consideriamo che per solidarietà chi è stato o ha avuto fra antenati e parenti "immigrati" dovrebbe aderire... tanto vale cancellare la giornata dal calendario.

Athos Gualazzi

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Io un immigrato l'ho sposato. Con lui ho fatto nascere e crescere i miei figli. E se continuiamo a dirci che "la vita è bella", in questa Italia razzista e triste è sempre più difficile vivere.

Anna P.

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Gli immigrati ci ricordano come eravamo: io sono di Padova, negli anni '50 si corteggiavano le ragazze portandole al mare a Chioggia sulla canna della bicicletta (40km passando per Piove di Sacco). Oggi noi viaggiamo in SUV, ma un africano che ho conosciuto, che per casualità viveva a Piove di Sacco, due sere alla settimana veniva a studiare l'italiano a Padova in bicicletta, e con lo stesso mezzo poi tornava a casa! Come diceva Bartali, l'è tutto sbagliato, tutto da rifare!

Davide Galati

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Soffermandosi sui numeri, per avere un'idea, ci sono 4 milioni e mezzo gli immigrati regolari nel nostro paese, oltre il 7% della popolazione, le loro aziende a Milano sono il 7,6% del totale; sono nostri colleghi, nostre badanti, nostri operai, nostre colf, nostri datori di lavoro, nostri baristi. Sono intorno a noi e sono più inseriti nella nostra società di quanto ci accorgiamo, ma il loro ruolo non è riconosciuto da leggi criminogene che ostacolano l'integrazione, invece di aiutare le varie culture a incontrarsi, conoscersi e rispettarsi.

Francesco Poirè
segretario Associazione Enzo Tortora - Radicali Milano

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Buttati al sole a marcire come i pomodori del nostro sud abbandonato: è questa la fine che vogliamo fare? E' questa la fine che vogliamo per la nostra economia, ma anche per la nostra società e la nostra cultura?

Paolo Bianchi

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L'Italia senza immigrati sarebbe un posto in cui non abbiamo un capro espiatorio su cui scaricare le nostre colpe, senza possibilità di fingere che la colpa del fatto che il nostro paese sia sempre più fango e merda sia nostra.

L'Italia senza immigrati sarebbe sicuramente un posto in cui sarebbe più facile trovare casa: infatti mi hanno detto che il cugino del nipote della zia del fratello del cognato della suocera del titolare del baretto sotto casa è uno di quelli che non ha preso la casa popolare a Roma perché l'hanno data a uno dei 750 immigrati che l'hanno avuta (a fronte di migliaia di italiani).

L'Italia senza immigrati regolari sarebbe particolarmente bella. Gli immigrati devono essere tutti clandestini, così possiamo schiavizzarli e usarli come arma di ricatto contro gli italiani: "Ti faccio un contratto di 4 ore a 200 euro, poi te ne do altri 200 in nero e te ne fai altre 4 e se mi serve gli straordinari, e se ti fai male sul lavoro ti sei fatto male nelle ore regolari. Sennò prendo quel negro che a 200 euro mi lavora otto ore". Per questo è importante non regolarizzarli e tenerli schiavi. Così, lentamente, trasformeremo in schiavi anche gli italiani. Il miracolo liberista del mercato che si regola da sé. Senza diritti sindacali per nessuno.

L'Italia senza immigrati. Proporrei di mettere un bando ai pomodori e ai numeri arabi. E, perché no, a distruggere i monumenti romani, dato che Romolo, il fondatore di Roma, era discendente del troiano (quindi mediorientale) Enea. Tra duecento anni i nostri discendenti leggeranno di noi con gli occhi fuori dalla testa, pensando che c'era chi voleva vietare il kebab, proprio come noi penseremmo folli quelli che, nel 1700, avrebbero voluto vietare caffè e cioccolata perché "alieni alla nostra cultura" e portatori di decadenza.

la Volpe

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Alle 18.30 il cielo d'Ittalia si colorerà di giallo, il colore del sole! Perché siamo diventati così grigi?

A.P.

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Quando paradossalmente i più deboli diventano un problema per la sicurezza, prevalgono i prepotenti e l'ingiustizia. Quando un Paese chiude gli occhi sulla trasformazione della realtà, è segno di disinteresse per il futuro. E se sono "gli altri ad essere l'inferno" trionfa la parte peggiore dell'uomo.

Paolo Patané
presidente nazionale Arcigay
[intervista]

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Un giorno per dimostrare che le differenze non devono spaventare, 24 ore per dire a gran voce che il razzismo è male. Una giornata che aiuti a portare l'Italia nel futuro della multiculturalità.

Ivan Scalfarotto
vicepresidente del
Partito Democratico

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1 commento:

  1. ottima iniziativa alla quale sono fiero di aver partecipato

    diffonderò prossimamente, tanto, purtroppo, certi temi non invecchiano mai...

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Il grande colibrì