I bambini e la scoperta del sesso: se il porno ha il monopolio dell'educazione sessuale nazionale...

In una quinta elementare della scuola Bollini di Novara i bambini pongono alla propria maestra alcune domande sul sesso. Masturbazione, sesso orale, sadomaso...: la curiosità degli alunni è davvero ampia e la maestra risponde a tutto, forse in modo troppo dettagliato. Scoppia la bufera: i genitori vogliono che l'insegnante venga cacciata [Corriere].

Gli esperti di educazione sessuale danno tre consigli base per parlare di sessualità ai più piccoli: evitare di non rispondere alle loro domande ("Te lo spiegherò quando sarai più grande"), di dire cose non vere ("Ti ha portato la cicogna") e di usare un linguaggio non appropriato o non comprensibile ("Si sbatte il battacchio nella passera", ma anche "Si inserisce il pene, a partire dal glande, nella vulva, situata nella parte anteriore del perineo"). In poche parole: rispondere sempre, rispondere il vero, rispondere bene.

Il silenzio crea solo danni, anche perché i bambini le risposte le trovano comunque: quando frequentavo le elementari c'era chi provava le posizioni del Kamasutra con Barbie e Ken nudi, chi si guardava col fratello maggiore le videocassette a luci rosse del padre prima di venire a scuola, chi si nascondeva nelle aule dell'oratorio a leggere fumetti pornografici... In terza elementare tutti sapevano come ci si masturba e molti già lo facevano. E, in quei tempi non troppo lontani, di Internet e di videofonini nessuno aveva ancora mai sentito parlare...

Insomma, il problema, in fin dei conti, è piuttosto semplice: in un modo o nell'altro i bambini scoprono il sesso sempre prima e, a meno di chiuderli a chiave in una stanza senza tv, telefono e computer (e tuttavia rimane loro a disposizione il proprio corpo con tutte le sue mirabili sensazioni), tutto questo è inevitabile. Che fare, allora? Affidare la loro educazione sessuale esclusivamente alla pornografia o chiedere a genitori e insegnanti di rimboccarsi le maniche e spiegare - il che, insegna il dizionario, è diverso da pubblicizzare - il sesso a figli e alunni?

E qui sorge il secondo problema: gli italiani adulti sono cresciuti come stanno crescendo i loro bambini, senza nessuno che parlasse loro tranquillamente di sessualità e affidando quindi le proprie conoscenze alla sola pornografia, di cui sono avidi fruitori [Repubblica]. Insomma, il rischio è che trasmettano ai propri figli solo tabù e ignoranza.

Prendiamo ad esempio un titolo del Corriere della Sera di oggi: "I rapporti sadomaso uniscono le coppie - Sul New Scientist i risultati di due ricerche sul sesso estremo: funziona se i partner sono consenzienti". Ommamma, ecco sul principale quotidiano nazionale il trionfo del luogo comune, con la confusione tra sadomaso e violenza sessuale! Chi ha scritto quel titolo non ha pensato che è tutto il sesso a funzionare se i partner sono consenzienti, perché se non si è consenzienti non funziona né la frusta né il pompino?

Lo studio, comunque, si occupa dell'analisi della produzione di ormoni durante rapporti sadomasochistici. Un concetto troppo complesso per chi magari è cresciuto tra i silenziosi tabù della famiglia e della scuola e le riviste porno nascoste nei libri di testo di matematica...


Ti interessa l'educazione sessuale? Segui questo ___fil rose___!

Leggi anche:
* Ossessione del centimetro e fantasie da quindicenni: piccoli italiani (non) crescono
* Dizionario del sadomaso e del feticismo
* Ecco i sex toys fai-da-te facili ed economici: quando risparmiare è davvero un gran piacere!

23 commenti:

  1. Finché avremo il vaticano fra le palle non credo si andrà molto lontano in tema di sana e rilassata informazione sessuale.
    Ma cos'avranno quei gonnelloni da temere...?

    RispondiElimina
  2. Il bigottismo è la vera ideologia trasversale in Italia.

    RispondiElimina
  3. E sempre lì andate a finire.
    Lo sapevo!

    Guarda caso io sarei l'unico ad aver frequentato delle scuole dove nessuno sapeva niente del sesso perché gli importava di più delle figurine.
    Certo, a vedere certi elementi e quello che scrivono viene da pensare che certe scuole "zoo" esistano realmente.

    Bella storiella inventata quella sui bambini di terza elementare che guardano pornografia... proprio degna un pesce d'aprile.

    Finché avremo fra "palle" questi dissidenti anticlericali che danno del bigotto pure alla loro immagine riflessa allo specchio, la libertà e la moralità saranno solo utopie.

    Ma che c'avete da temere, che vi costringono a vivere onestamente?

    RispondiElimina
  4. @ Saccente:
    Eh, chissà. Ignoro la tua età e, di conseguenza, il periodo in cui sei andato a scuola.

    Comunque ti vorrei ricordare che alle elementari di Novara sono stati i bambini a chiedere alla maestra di parlare di manette collegandole al sesso. Evidentemente quei bambini hanno visto le manette nelle storie del commissario Basettoni su Topolino, ma anche su qualche altro giornalino...

    L'uso della pornografia da parte dei bambini è sbagliato? Secondo me sì, sarebbe più opportuno offrire ai bambini un approccio ai temi della sessualità diverso, più adatto a loro, più rispettoso della loro età, dei loro bisogni. Posizione davvero immorale la mia, eh?

    Mi sorprendono comunque sempre le posizioni come le tue: per difendere la morale e i bambini basta chiudere gli occhi e negare l'evidenza. Complimenti!

    RispondiElimina
  5. Sinceramente non capisco il senso dell'intervento di saccente.
    Cosa vuole dimostrare?
    Il punto del suo discorso sarebbe...?
    "Vivere onestamente" cosa cazzo c'entra con l'educazione sessuale? No, davvero, che cazzo c'entra?!?
    (Io comunque non do' del bigotto alla mia immagine riflessa... quella sta lì e non fa nulla. Io do' del bigotto ai comportamenti di certa gente. Non so se cogli la differenza o le spari lì così solo per spararle...)

    RispondiElimina
  6. Caro Noir Pink,
    come sai ho un bambino di 9 anni e quindi posso dare il mio parere da madre...
    dalle esperienze personali fatte nella mia vita ho imparato come muovermi nei confronti dell'educazione di mio figlio...
    sempre non oltrepassando limiti invalicabili come il buon senso...
    i bambini caro @Saccente hanno la loro prima erezione nella pancia della mamma e quando bevono il latte o sono particolarmente felici può accadere anche nei loro primi giorni,mesi,anni di vita...
    la loro attrazione per la bellezza si sviluppa sin da piccolissimi...
    mio figlio a due anni si incantava a guardare la fotomodella d'intimo su un cartellone nel negozio dove gli compravo i vestitini e che vendeva abiti per piccoli e grandi...
    mio cugino a circa cinque anni vedendo una velina ha chiesto a mia zia se gliela comprava,perchè credeva fosse una bambola...
    io stessa giocavo con Barbie e Ken a fargli fare l'amore e ci sono migliaia di ragazzi della mia età che giocavano così...
    i miei primi approcci con l'altro sesso d'altronde sono avvenuti in quinta elementare,età in cui la maggior parte di noi ha dato il suo primo bacetto sulla bocca...
    purtroppo verso i dieci anni molte delle mie amiche come me ha avuto anche episodi spiacevoli dove persone poco affidabili hanno provato a togiere loro l'innocenza...
    per questo ho deciso che mio figlio non avrebbe mai scoperto il sesso come me,cioè tramite un giornaletto lasciato sbadatamente su un armadio dai miei genitori...
    io non ho mai raccontato lui la storia dell'ape o del fiore...
    mio figlio sa che è nato da un grandissimo amore,l'amore che univa la sua mamma con il suo papà,che li ha portati a darsi bacetti e carezze ed a fare l'amore...
    certo,non ho spiegato cose che non avrebbe dovuto sapere alla sua età,come le posizioni del kamasutra...
    avrà tempo per sperimentarle da solo quando sarà egli stesso un uomo ed avrà una ragazza che lo ama...
    sì,perchè spiegandogli che è nato dall'amore...come dice un proverbio dei Baci Perugina''un figlio è un amore divenuto visibile''...lui ha compreso e gli ho ben spiegato che certe esperienze bisogna farle con e per amore,quando si ha l'età giusta...
    avendomi chiesto poi cosa fossero i presevativi,di cui aveva sentito parlare,gli ho spiegato che sono come il cappuccio sulla biro per non prendersi le malattie o per non avere bambini se non si vuole...
    gli ho spiegato che ci sono malattie da cui neanche quello ci salva...
    poi gli ho spiegato che di certe persone non si deve fidare e che possono essere pericolose anche le più intime e come riconoscerle,cosa vogliono e cosa potrebbero far lui...
    infine qualche anno fa purtroppo ho perso un bimbo che desideravo tanto ed ho spiegato anche questo...
    che io l'ho perso per natura,ma che ci sono persone che lo fanno per volere e che per questo quando sarà grande dovrà sempre usare il ''tappo della biro''...per non fare mai accadere una cosa così...
    ma d'altronde io e mio figlio parliamo di tante cose...
    della droga,dei motorini e delle sigarette che in quarta già girano per le classi...
    l'importante è dare poche e mirate informazioni senza assillarlo perchè se no produce l'effetto contrario...

    RispondiElimina
  7. mi kiamo lisa , e mi ritrovo a navigare su internet ,cercando informazioni xkè sn nella + completa disperazione accompagnata da rabbia e delusione! ho un figlio di nove anni , sveglio e coccolone e ke vive in una famiglia serenissima ( figlio unico) e io e mio marito ci amiamo e rispettiamo moltissimo! quando ad un tratto a scuola sn stata kiamata in causa dalla insegnante xkè mio figlio ha riferito ad un suo compagno tale frase come risposta alla domanda di ki le piacesse e lui : " mi piace tizia , è bella e quando la vedo mi si gonfia il pisellino" la mamma del suo compagno a sua volta informata dal figlio ,ha reso nota la cosa alla maestra . la maestra cerca un dialogo con me e mi dice: ma nn è ke suo figlio abbia avuto una molestia sessuale da parte di qualcuno? . una doccia freddaaaaaaaa! panico totale e al tempo stesso mi assaliva una nausea terribile! vi pare mai ke un bambino ke ride skerza ,coccola me e il padre , affettuoso, pieno d interessi , estroverso e aperto al dialogo .....possa essere un bambino ke ha subito molestie??? arrivare ad alzare un polverone simile x una frase del genere??? aiuto ,sn disperata ! skifata al tempo stesso!! cerco un confronto xkè sn talmente incazzata ke.......dio mio immagino già tutti gli inciuci delle altre mamme maliziose e maligne false bigotte ! stiamo neri io e mio marito !

    RispondiElimina
  8. @ Lisa:

    La paura può avere effetti positivi, quando gestita con razionalità. Il panico no, serve solo a peggiorare le situazioni.

    Purtroppo sulla questione delle violenze sui bambini viviamo in un clima di panico e gli effetti irrazionali e dannosi si fanno sentire...

    Pensiamo a quello che spesso si consiglia ai bambini: "Attento, non parlare agli sconosciuti! Non dar confidenza a nessuno!". Il bambino viene spinto a starsene zitto e a evitare ogni contatto con chi lo circonda. Quel bambino, quando avrà bisogno di aiuto, sarà in pericolo - e non tanto per i rari malintenzionati, ma magari perché, impaurito, attraverserà la strada senza fare attenzione, si nasconderà chissà dove, eccetera. Il bambino che invece sa che deve entrare nel primo bar che trova a chiedere aiuto ("Mi sono perso!") sarà al sicuro. Sarà al sicuro e si sentirà al sicuro, crescerà al sicuro!

    Inoltre, proteggere i bambini dagli abusi sessuali non può significare negare l'esistenza e la normalità della sessualità dei bambini, come hanno fatto le maestre nel caso di tuo figlio. Serve solo a creare disagi nei bambini e a dar vita a situazioni molto pesanti come quella che state vivendo.

    Io, dal mio punto di vista di persona che conosce i fatti solo per quello che scrivi, ti consiglierei di cercare di raggiungere un chiarimento completo con le maestre, altrimenti il clima rischia di essere sempre più pesante. Se la situazione non migliora, puoi sempre rivolgerti ad un assistente sociale, che potrà aiutare le maestre a capire il loro errore e a ristabilire un rapporto corretto con voi e vostro figlio!

    9 maggio 2009 20.08

    RispondiElimina
  9. :) sn stata contentissima e sollevata nel leggere la tua risposta!!!! io e mio marito ke tra l altro ,scusa se menziono tale cosa, ma è un poliziotto!! abbiamo nell immediatezza cercato un dialogo e un confronto ,sia con l insegnante ke con la " madre" del compagno di mio figlio! tra l altro e guarda caso indovina di ke religione è questa persona?? testimone di geova!!! e ho detto tutto!!!!!! scandalizzarsi x una frase simile!!! assurdo!! calunnioso e vergognoso!! mi dispiace ke nn ci conosciamo di persona sai, xkè sicuramente ti renderai conto di come sia un bambino felice e sereno mio figlio! dio mio!! vedono la pagliuzza nell okkio degli altri e nn le travi ke sn nei loro okki!! nn si accorgono ke in quella classe i bambini ke hanno veramente dei disagi!! ke brutta bestia l invidia accompagnata dall ignoraNZA!!! GRAZIE LITTLE !! OGGI POMERIGGIO LE ABBIAMO MESSE AL POSTO LORO ALLE DUE PSEUDOPSICOLOGHE EHEHEHEHEHHE! POI ONESTAMENTE SE CI DOVESSERO ARRIVARE ALL OREKKIO ULTERIORI CALUNNIE NEI CONFRONTI DI MIO FIGLIO ......BHE LI ....RICORREREMO ALLE VIE LEGALI !!!! QUANDO SI è PULITI SI AFFRONTA TUTTO E TUTTI !! E LA VERITà E L ONESTà NE AVRANNO LA MEGLIO SU TUTTO QUESTO TURPILOQUIO ASSURDO!! BACI E DOLCE NOTTE ! LISA

    9 maggio 2009 23.23

    RispondiElimina
  10. Ma guarda che anch'io m'incavolerei se un giorno la maestra di mio figlio (o figlia) prendesse l'iniziativa di parlare di sesso in classe senza averlo concordato coi genitori, soprattutto perché in ogni caso c'è da decidere sul modo di parlarne. Io quando avrò dei figli sicuramente gli darò un'educazione sessuale, ma lo dobbiamo decidere io e mia moglie il come, non una terza persona adulta estranea alla famiglia. Chi è questa persona per prendere queste decisioni riguardanti i figli di altre persone? Per quanto riguarda le immagini del fumetto lì sopra, beh... anche su questo sono contrario, sul sesso ridotto a fumetti. Io credo che si debba parlare di quest'argomento come di una cosa importante, che non va assolutamente banalizzata. E secondo me i disegnini con quei due mattacchioni che scopano non rendono affatto l'idea di cosa dovrebbe essere l'educazione sessuale. Non va insegnata come se fosse un gioco, ma invece bisogna far capire che è una cosa che comporta responsabilità e rispetto. In ogni caso ognuno dovrebbe decidere secondo i propri criteri come dare un'educazione sessuale ai propri figli, e il punto per me è proprio questo, perché non esiste un unico modo, non esiste un'unica idea, non esiste un unico pensiero.

    @ Alessandro Arcuri
    Ma che cazzo c'entra il Vaticano? Secondo me in questo paese ci si sta rincoglionendo. Quale Vaticano? Ma se siamo immersi fino al collo di pornografia! Qui il problema è che le nuove generazioni o sono abbandonate a se stesse o sono sottoposte a modelli frivoli e demenziali.

    @ duhangst
    Dai anche a me del bigotto a questo punto. Il modo migliore per non prendere in considerazione l'altrui pensiero è quello di appiccicargli un'etichetta addosso.

    Mirko

    RispondiElimina
  11. @ Mirko:
    "Chi è questa persona per prendere queste decisioni riguardanti i figli di altre persone?" chiedi. E' la maestra - o il maestro. Cioè quella persona che ha esattamente il compito di educare i figli di altre persone. E ha il compito di farlo bene: ci si lamenti se non lo fa o se lo fa male, se lo fa tout court...

    RispondiElimina
  12. @Little Prince(ss)

    Eh no, aspetta!!! Non è che un genitore dia una delega assoluta a un insegnante, come a dirgli: "fai quel che vuoi dei miei figli!". C'è un accordo sottinteso che prevede un ruolo ben definito, riguardante insegnamenti come le lettere, la matematica, la geografia, ecc. ma la sessualità non è una semplice materia di studio. Queste cose vanno concordate. E vanno concordate soprattutto nei modi. Il punto è che ci dovrebbe essere un miglior dialogo tra scuola e genitori, anche in considerazione del fatto che ci sono persone di culture diverse, o comunque di idee e sistemi di valori diversi. Per esempio, una maestra con idee cosiddette progressiste non può certo pensare che sia tanto facile parlare di sessualità alla figlia di uno pseudo-talebano proveniente dal Mammalucchistan. Non può farla tanto facile. Deve fare in modo da stabilire un equilibrio tra esigenze diverse. Allo stesso modo, se ha a che fare con dei genitori che non la pensano come lei ma che non per questo vanno considerati chiusi o bigotti (come invece si fa presto a giudicare), forse avrà modo di capire che loro hanno un'idea per certi aspetti anche migliore della sua riguardo all'insegnamento della sessualità, perché magari hanno preso maggiormente in considerazione l'idea di un insegnamento che preveda una responsabilizzazione e un'educazione al rispetto dell'altro. Ci sono idee differenti sull'educazione sessuale: c'è chi pensa che si debbano insegnare le posizioni del Kamasutra e chi invece ne ha un'idea più matura. Se ci si confronta c'è la possibilità di pervenire a soluzioni ottimali e buone per tutti, e forse anche lo pseudo-talebano di cui sopra si convincerà che in fondo non è sbagliata l'idea di un'educazione sessuale.

    Aggiungo una cosa. Guardate che nelle nostre scuole si può benissimo insegnare educazione sessuale. Non c'è nulla che lo vieti. Tutto sta nel concordare le cose tra insegnanti e genitori, perché se anche nulla lo vieta, è anche vero che non si può entrare nell'ambito di un argomento così delicato senza renderne partecipi i genitori, in quanto questi possono non condividere le modalità adottate, ed è allora che c'è la possibilità di una denuncia, ma non perché sia vietata l'educazione sessuale. Per questo me la sono presa con chi dice "il Vaticano, il Vaticano...", che oltretutto quando vai a vedere non sarebbe neanche tanto contrario. Secondo me qui come altrove non facciamo altro che cercare capri espiatori alla nostra incapacità di comunicare e di confrontarci in quello che dovrebbe essere un autentico dibattito democratico, che di norma è fatto di confronto tra posizioni diverse. Quando il confronto è fatto bene si perviene a una sintesi. Ma quando invece ognuno si arrocca sulle proprie posizioni difendendole in modo estremistico e denigrando le idee dell'altro, beh allora c'è da ricordare che gli opposti si alimentano tra loro.

    Mirko

    RispondiElimina
  13. @ Mirko:
    Scusami, ma mi sembra che qui, predicando il rispetto per ogni opinione, si cerchi di fare la caricatura dell'opinione altrui. Come si fa a sostenere seriamente che ci possa essere chi voglia fare educazione sessuale senza prevedere "una responsabilizzazione e un'educazione al rispetto dell'altro" o addirittura affermare che "c'è chi pensa che si debbano insegnare le posizioni del Kamasutra" ai bambini? Suvvia, siamo seri...

    Dunque: dialogare con i genitori è sempre necessario, concordare con loro nel dettaglio cosa insegnare e come farlo è un po' troppo. Un buon insegnante deve educare tenendo conto dell'interesse e della sensibilità dei bambini, ma senza farsi imporre le pretese, magari assurde, dei genitori (che, volendo riprendere il tuo esempio paradossale del padre pseudo-talebano, potrebbero pure non volere classi miste o rifiutare che i figli seguano le lezioni di educazione fisica o musicale)...

    Per questo ribadisco che non ha senso lamentarsi se un maestro fa educazione sessuale - mentre ha ovviamente molto senso lamentarsi se non la fa o la fa male. Come avviene in tutte le materie, che non sono mai semplici materie di studio, semplice passaggio di nozioni.

    Riguardo al secondo punto, diciamolo chiaramente: non solo nelle nostre scuole si può benissimo insegnare educazione sessuale, ma lo si dovrebbe fare se si rispettassero i programmi ministeriali. Peccato che quasi nessuna scuola la faccia. L'atteggiamento arcigno dei genitori offre forse qualche spiegazione?

    RispondiElimina
  14. @ Little Prince(ss)
    Innanzitutto non me lo sono inventato io il fatto che oggi la scuola è multietnica. E' un dato di fatto. E molto spesso in una classe ci sono più bambini stranieri che italiani. L'esempio del genitore pseudo-talebano non è proprio un esempio paradossale, ma è piuttosto l'esempio di un caso limite che serve a rendere l'idea di un'esigenza di dialogo nella diversità culturale. Tu dici che l'unico vincolo che l'insegnante deve avere è il rispetto della sensibilità dei bambini, ma io faccio presente che questo principio è suscettibile di applicazioni che possono avere modalità opinabili. Quello che io sostengo è la necessità di un dialogo e di soluzioni condivise. Del resto oggi nelle scuole si fanno riunioni su riunioni e incontri per parlare di tante scemenze, e allora non mi sembra così assurdo che si possa parlare e confrontarsi su un argomento importante come l'educazione sessuale. Io comunque avrò preso anche fin troppo in considerazione l'eventualità di un atteggiamento irresponsabile da parte dei docenti, alludendo all'insegnamento delle posizioni del kamasutra, ma forse tu dai troppo per scontata l'inettitudine dei genitori ad affrontare un dialogo sull'educazione sessuale. Penso che oggi ci sia una sfiducia generalizzata verso una cultura del dialogo, e mi sembra che ognuno voglia le proprie soluzioni a priori, già pianificate e stabilite, magari accreditate dal timbro e dal bollo dello Stato.

    Mirko

    RispondiElimina
  15. @ Mirko:
    Dire che le famiglie non affrontano l'educazione sessuale dei propri figli è un dato di fatto: esistono ricerche e statistiche che confermano questo dato, valido per gli adolescenti e ancor di più per i bambini...

    Sulla necessità di dialogo con le famiglie siamo d'accordo; sul fatto che l'insegnante debba concordare con i genitori le modalità con cui fare educazione sessuale no: l'interesse primario è quello di educare i bambini, non di fare felici i genitori (neppure quelli libertini o talebani).

    Come ha ricordato la Corte Costituzionale nel 2008, esiste e deve essere tutelata la libertà dei genitori di educare i propri figli, ma tale libertà non può limitare né la libertà di insegnamento nelle scuole (e, per favore, non facciamo finta che tale libertà sia quella di insegnare il Kamasutra...) né soprattutto il diritto dei bambini a ricevere un'educazione anche sessuale, come si afferma esplicitamente nella sentenza.

    Insomma la scuola ha il dovere di insegnare che per evitare gravidanze e malattie serve il preservativo, che l'omosessualità non è una malattia o che non è vero che si diventa ciechi masturbandosi. Poi le famiglie sono liberissime di insegnare ai propri figli che il preservativo è male, che i gay finiranno all'inferno e che quando ci si masturba gli angeli piangono. Non possono certo pretendere che queste opinioni personali rientrino negli insegnamenti scolastici - mentre possono giustamente lamentarsi se un maestro folle incita i bambini ad avere attività sessuali di qualsiasi tipo.

    p.s.: cosa c'entra la società multietnica, poi? Prima dell'arrivo degli immigrati nelle scuole si parlava di sessualità, forse? E le denunce ai maestri che fanno educazione sessuale arrivano da pseudo-talebani o da genitori italiani magari iscritti al Moige?

    RispondiElimina
  16. Innanzitutto già mi sembra sbagliato che tu ti appelli a una sentenza per far valere degli argomenti in un ambito come quello del rapporto tra genitori e insegnanti, che ripeto, dovrebbe essere improntato al dialogo piuttosto che fondarsi su degli a priori prestabiliti. Comunque dubito che la sentenza di cui parli entri nello specifico delle modalità con cui si dovrebbe fare educazione sessuale, e questo è il nocciolo della questione. Gli esempi di opinioni libertine li ponevo come esempi estremi per rendere l’idea della differenza di vedute che possono esserci nell’affrontare l’argomento, così come per le opinioni "talebane", perché il punto è che non esiste un unico modo di pensare, e questo vale anche per l’educazione sessuale. Per fare un esempio, tu dici che si dovrebbe insegnare ai bambini che per evitare l’aids si deve usare il preservativo. Benissimo, ma secondo me si deve anche insegnare che non si deve fare sesso col primo che capita, magari dopo una serata di sballo in discoteca. Già questo è un esempio di due modi differenti di cogliere la questione, modi differenti che per me possono tradursi in contributi differenti e non necessariamente in una contrapposizione. Ora, tu dimmi secondo te quanto possa essere considerato educativo questo spot:

    http://www.youtube.com/watch?v=T09dCynarvo&feature=related

    Per me non è affatto educativo, perché il suo messaggio è che una volta messo il preservativo ti puoi dare alla pazza gioia con una marea di gente. Una cosa altrettanto ridicola è che su youtube lo presentano come "lo spot che non vedremo mai in Italia"! Ma voglio ben sperare! A me il messaggio di questo spot non va per niente bene come messaggio per i miei figli. Lo considero diseducativo e anche pericoloso per quanto riguarda la prevenzione dall’aids, poiché non è affatto vero che basti il preservativo. Eppure sono certo che chi ha fatto questo spot penserà che dia un messaggio utile. Beh, evidentemente abbiamo due visioni diverse. Ma se io dovessi ritrovarmi ad avere a che fare con un insegnante che ha una testa come la sua, che dovrei fare? Dovrei stare zitto? Tu che faresti se tuo figlio avesse un insegnate che gli dà un’educazione sessuale ben diversa da come la ritieni corretta? Mettiamo che quest’insegnante dica ai bambini che masturbarsi fa diventare ciechi, che faresti? Staresti zitta? Mi sembra che qui tu dia troppo per scontato il fatto che gli insegnati la pensino tutti come te. Parli di un insegnante tipo, concepito in astratto, che rappresenta l’incarnazione delle tue idee, ma poi nella pratica sei tanto sicura di non poterti trovarti di fronte a una realtà ben differente? Tu parli di insegnanti progressisti e di genitori retrogradi, ma chi ti dice non possa avvenire il contrario? - segue...

    RispondiElimina
  17. ...segue - Quello che io qui continuo a sostenere è l’esigenza di un dialogo, proprio perché esistono visioni diverse, soprattutto sulle modalità con cui fare le cose. E quando parlo di dialogo io ho in mente un’idea alta di dialogo. Non vorrei essere frainteso, perché purtroppo ho l’impressone che oggi oramai si sia diffusa un’idea molto bassa del dialogo, che è visto un po’ come una roba da talk show televisivo, in cui si urla e si sbraita senza concludere mai nulla o in alternativa si parla in modo frivolo e svagato. Ma nella vita il dialogo può essere una cosa ben diversa, soprattutto quando è finalizzato a scelte pratiche e importanti. Il dialogo può portare a soluzioni di vario tipo, come ad esempio a soluzioni differenziate, così come può portare a dei valori aggiunti, finanche non previsti. Un esempio di valore aggiunto può essere in questo caso l’incentivo a fare educazione sessuale già in famiglia. Perché un genitore che viene convocato in riunione a scuola per parlare di questo tema comincerà a pensare a come trattarlo già di suo nelle mura domestiche, anziché lasciare che suo figlio impari soltanto a scuola da un’altra persona. E già questo sarebbe un buon punto di partenza, poiché il bambino non si troverà davanti a una lezione di educazione sessuale avendo tabula rasa riguardo all’argomento. Questo è un esempio di ciò a cui può portare il dialogo. Un altro esempio è il "di più" che ti offre il punto di vista dell’altro rispetto a quella che era la tua posizione di partenza, nonché l’ulteriore "di più" che deriva dal confronto tra le due opinioni, perché nel dialogo vale il principio per cui "il tutto è superiore alla somma della sue parti".

    Mirko

    RispondiElimina
  18. La mia idea è quella di un insegnante competente, onesto e nel pieno delle proprie capacità psichiche. Un insegnante competente, onesto e nel pieno delle proprie capacità psichiche è in grado di valutare - anche con il necessario dialogo con i genitori, sul cui valore non si discute - le esigenze dei bambini, che si differenziano in base a una pluralità di fattori (età, contesto territoriale, religione, ceto sociale, ecc.).

    In base all'analisi di queste esigenze, sa come affrontare i vari argomenti nelle varie materie, rispettando tutte le sensibilità e il dovere fondamentale al pluralismo: cambia il modo di spiegare la favola di Cappuccetto Rosso, le crociate in storia, le operazioni in matematica, i diritti e i doveri in educazione civica, la musica in educazione musicale, la dieta in educazione alimentare, ecc.

    Modalità e contenuti di tutte le materie dovrebbero essere valutati con il buon senso e soprattutto con il riferimento alle soluzioni condivise nell'ambito della pedagogia e dell'ambito scientifico di riferimento (storia, matematica, scienze sociali, ecc.), dal momento che l'insegnante non si muove nel vuoto pneumatico, ma in un campo ricchissimo di studi, controstudi, analisi e valutazioni.

    Il dialogo coi genitori può essere utilissimo ad analizzare le esigenze dei bambini e a valutare eventuali errori, ma non può certo diventare commissariamento dell'insegnante, che diventerebbe quasi un mandante delle opinioni, comunque concepite, dei genitori.

    Il discorso appena fatto vale assolutamente anche per l'educazione sessuale, scienza che non è nata ieri, ma ha decenni di storia e un'infinità di contributi di riflessione.

    Il fatto che cito una sentenza non è casuale (ah, la sentenza non solo entra nello specifico dell'educazione sessuale, ma è dedicata proprio ad essa, anche se enuncia principi validi anche per altre materie!) perché, come la cronaca insegna a tutti e la frequentazione degli insegnanti può insegnare ancor di più, troppo spesso alcuni genitori non parlano di sessualità ai figli e non vogliono che se ne parli a scuola, nonostante sia materia prevista ex lege; non lo vogliono così fortemente che passano alle denunce o alla minaccia di denunce. Per non parlare del fatto che è difficile parlare con genitori che spesso non si presentano al colloquio con gli insegnanti neppure quando convocati telefonicamente dal preside (in genere la volontà di dialogo dei genitori, purtroppo, è inversamente proporzionale all'urgenza di dialogare).

    Ultimo problema: una maestra che insegnasse a mio figlio che masturbarsi fa diventare ciechi la giudicherei una pessima insegnante, non perché avrebbe idee diverse dalle mie (la giudicherei tale anche se insegnasse, per dire, che masturbarsi è meglio che pregare o che per tutelare la propria salute il preservativo è meglio dell'astinenza sessuale, cose con le quali avrei massima condivisione), ma perché starebbe dicendo una cosa evidentemente falsa. La giudicherei una pessima insegnante allo stesso modo in cui giudicherei pessimo l'insegnante che dicesse che il Sole gira intorno alla Luna, che la Piramide di Cheope l'ha costruita Giulio Cesare, che 3 + 3 fa 8 o che I promessi sposi li ha scritti Verga.

    E un pessimo insegnante (esistono, mai detto che gli insegnanti sono tutti bravi e i genitori tutti retrogradi) non va bene né in educazione sessuale né in matematica né in storia, per essere chiari.

    p.s.: non ho proprio capito, spero, il riferimento a "soluzioni differenziate".

    RispondiElimina
  19. @ Little Prince(ss)
    Ma ben vengano insegnanti competenti e preparati, però forse quello che non è chiaro è che qui si sta discutendo di un ambito specifico, che non è solo culturale, scientifico o nozionistico, ma che riguarda la dimensione esistenziale del bambino nel suo sviluppo, cosa che per me dovrebbe essere oggetto di una responsabilità comune tra insegnanti e genitori, e che dovrebbe richiedere una convergenza di intenti. Ripeto che per me la questione non riguarda il “se fare” educazione sessuale, ma il “come fare”. E ti dicevo che secondo me la sentenza che hai citato non entra nello specifico di questo "come fare". Insomma il campo è aperto al mondo dell'opinabile. Ti ho mostrato vari esempi su come si può concepire in modi diversi l’educazione sessuale. Ti ho mostrato anche uno spot che pretende di essere uno spot educativo e che per me non lo è affatto. Non voglio dare per scontato il fatto che un insegnante sia necessariamente di opinioni libertine, ma il punto è che io non so chi sia quest’insegnante di cui stiamo parlando, perché non esiste “l’insegnante”, esistono “gli insegnanti”. Tu vorresti difendere quella che può definirsi una prerogativa, parliamoci chiaro, una prerogativa dell’insegnante, una sua funzione decisionale prioritaria su quella dei genitori. Questo non mi va bene innanzitutto per il carattere di ignoto che comporta per me la figura di quest’insegnante di cui parli, per quanto tu possa auspicare che possa trattarsi della persona più ragionevole del mondo. E non mi va bene anche perché in ogni caso la responsabilità educativa del genitore non è inferiore a quella dell’insegnante, così come non è inferiore la sua capacità valutativa di quello che è il bene per figlio. L’insegnante avrà anche tutte le sue prerogative in materie di cultura e di formazione intellettuale, ma per quanto riguarda la “formazione della persona” l’insegnante non è affatto un gradino più in alto rispetto al genitore. Certo possono esistere anche pessimi genitori, o che comunque non partecipano alle attività della scuola, ma questo non esclude che quelle attività ci debbano essere comunque anche senza di loro, i quali a quel punto non potranno però lamentarsi se le decisioni prese non avranno tenuto conto del loro parere. Ma l’invito alla partecipazione dev’esserci, e su temi delicati come questo deve trattarsi di una partecipazione di tipo decisionale, per quanto nel contesto di decisioni collettive. Parlavo di soluzioni differenziate come eventualità nel caso in cui davvero non si riuscisse a pervenire ad alcun tipo di accordo, per cui sarebbe possibile anche fare corsi di educazione sessuale differenziata per gruppi, ma questa è solo una possibilità che può emergere da un dialogo non andato del tutto a buon fine, e che comunque può prevedere questo tipo di soluzione.
    Ma il discorso sarebbe anche più ampio. Più in generale io credo nella necessità di una scuola aperta, di una scuola che chiami alla partecipazione la società che le sta attorno, e che non sia scuola statale nel senso del mero concetto di “scuola dello Stato”, ma di un più ampio concetto di “scuola per la società e nella società”, gestita sì dallo Stato ma all’interno di un largo contesto di partecipazione attiva di ciò che gravita attorno ad essa, soprattutto da parte dei genitori. Tu dici che vuoi insegnanti preparati, ma io da parte mia dico che un insegnante preparato dovrebbe essere preparato anche nel relazionarsi con l’esterno, e dunque anche nell’affrontare una tematica educativa coi genitori in modo da pervenire a soluzioni condivise. Ripeto che non c’è una sola educazione sessuale, e dico questo anche in risposta al fatto che tu definisci l’educazione sessuale come una scienza, cosa che non condivido del tutto. Diciamo piuttosto che si tratta di una disciplina trasversale, che raccoglie certamente il contributo di diverse scienze, ma che non si esaurisce in quei contributi, perché ciò a cui si applica è un ambito particolarmente delicato di quel qualcosa di sempre sfuggente che è la realtà delle cose umane.

    Mirko

    RispondiElimina
  20. Penso che genitori e insegnanti abbiano doveri educativi differenti, anche se ci si auspica che tali doveri possano integrarsi. Non difendo una prerogativa di categoria in sé, ma difendo il diritto dei bambini a ricevere un'educazione sia da parte della scuola sia da parte della famiglia.

    La funzione della scuola è anche questa: evitare che i bambini crescano in un ambiente culturale monolitico, privo di sfumature, fatto tutto delle certezze dei genitori e privo di pluralismo - poi esistono anche genitori illuminati, che educano all'arte del dubbio e del confronto, ma, anche se fossero la maggioranza, la scuola servirebbe ancora.

    Se la scuola perdesse la propria autonomia educativa - che non è certo fondata sull'arbitrarietà, ma su un insieme di saperi scientifici (e non facciamo la parodia della scienza come insieme di fredde nozioni, prive di tatto nell'affrontare "quel qualcosa di sempre sfuggente che è la realtà delle cose umane" - e la pedagogia? e la psicologia?) - per diventare la riproposizione dell'insegnamento genitoriale, a cosa servirebbe?

    Servirebbe, in alcuni casi (ma le conoscenze dell'italiano medio sulla sessualità sono penose e basate soprattutto sulla visione di materiale pornografico, come si può constatare nelle ricerche che ogni tanto vengono condotte...), a riproporre magari gli stereotipi - moralmente "giusti" o "sbagliati" che siano - dei genitori. Se in una scuola la maggioranza è pseudo-talebana bisognerà insegnare che il principio della sessualità è che la donna non deve godere? E se la maggioranza è cattolica praticante non bisognerà citare l'esistenza del preservativo?

    Per non parlare dei gruppi differenziati: l'incapacità dei genitori di pervenire a un accordo si tradurrebbe in un danno per i figli, che riceverebbero un tipo di educazione monolitica - ma non eravamo per il pluralismo?

    Non capisco poi questa differenziazione tra educazione sessuale e le altre materie: sembra che la storia, le lettere e le scienze fisiche siano puro nozionismo - che per esse non esistano mille modi di studiarle e di insegnarle - che siano prive di risvolti etici - che non vadano a incidere sulla persona, sui suoi valori, ecc... Ma è proprio così?

    RispondiElimina
  21. Beh, se c’è qualcuno che può parlare di pluralismo sono proprio io, sulla base degli argomenti che ho esposto, perché non è certo dal dialogo tra scuola e varietà delle famiglie che può provenire il rischio di un’educazione monolitica. Anzi! E' proprio da un’educazione di Stato che fa un unico discorso a tutti che può derivare una forma di vero e proprio monolitismo. Sia chiaro che per dialogo intendo uno scambio reciproco, per cui non ha senso il tuo modo di intenderlo come un comandare da parte dei genitori. Tu parli di autonomia educativa della scuola, e anch’io potrei parlarne, ma nel senso di un’autonomia relazionale, non di un’autonomia chiusa in se stessa. Essere autonomi non significa essere chiusi, e ti faccio presente che nel dialogo di cui parlo si tratterebbe anche di un'autonomia arbitrale, perché i genitori sono tanti e diversi tra loro. Non sarebbe solo un dialogo tra scuola e genitori ma anche tra genitori e genitori. C’è già qui una varietà, e non vedo il rischio di un’educazione monolitica proprio lì dove si dà voce a questa varietà. Oltretutto oggi come oggi non c’è neanche tanto il rischio che i bambini vivano in un ambiente educativo chiuso, perché le fonti di informazione sono tante e di facile accesso, ma c’è piuttosto il rischio che vivano senza criteri di riferimento e orientamenti, anche perché la famiglia sta sempre più venendo meno rispetto ai propri compiti educativi, che sono sempre più affidati ad altre realtà, come la scuola o anche la tv e internet. Il ruolo della famiglia va rivalutato, soprattutto nelle sue responsabilità. E c'è da dire che anche il ruolo della scuola si sta indebolendo sempre di più. Quello che spero è che non ci sia un antagonismo tra queste due fonti di educazione ormai in crisi, scuola e famiglia, ma anzi una piena collaborazione fondata sul buon senso. Tu parli di incapacità dei genitori nel pervenire a un accordo, e anch’io ho messo in preventivo questo rischio, ma stiamo parlando di un’eventualità in negativo, la quale può sempre esserci in ogni cosa. Io comunque non dico che la scuola debba diventare una mera riproposizione dell'insegnamento genitoriale, ma piuttosto l’espressione di intenti educativi provenienti da una pluralità di persone che giungono a una sintesi, perché guarda che i genitori non sono un blocco monolitico. E ripeto che oltretutto dal dialogo esce sempre qualcosa di nuovo e di non riconducibile alla somma dei suoi elementi di partenza. Insomma c’è già una varietà, che oltretutto è sempre più varia, e a mio parere il rischio di un’educazione monolitica può derivare proprio dal fatto di prescindere da questa varietà, da parte di un’educazione scolastica a senso unico che ritiene già a priori di sapere cosa fare e come farlo. Non c’è un’autorità scientifica certa a sostegno di questo tipo di a priori in campo educativo, perché torno a far presente che siamo in un campo troppo complesso. L’educazione non è una scienza di per sé, l’educazione non è la “scienza dell’educazione” così come la politica non è la politologia. Non c’è una scienza che ci dica quale sia la scelta politica migliore così come non c’è una scienza che ci dica quale sia la scelta educativa migliore. Se ne può avere un orientamento, se ne può avere un utile bagaglio di conoscenze e di analisi, ma poi c’è un ampio spettro di scelte possibili, e nessuno può venirci a dire che sulla base di una chissà quale certezza scientifica la sua scelta sia la migliore, anche perché le scienze umane sono generalmente luoghi di confronto tra teorie differenti. Le scienze umane non sono scienze "nomotetiche", come lo sono ad esempio l’astronomia o le scienze della natura, ma sono invece scienze "idiografiche". Ovviamente poi non sono d’accordo nel considerare l’educazione sessuale come una materia tra le altre, e questo per via dei temi sensibili che tratta.

    Mirko

    RispondiElimina
  22. Il problema non è dialogo sì, dialogo no. Il problema è: il dialogo serve a fornire alla scuola un quadro delle esigenze dei bambini e quindi cercare di rispondere al meglio a tali esigenze; o è una forma in cui gli insegnanti devono seguire i risultati di "decisioni collettive" fatte dai genitori, assecondando magari addirittura "soluzioni differenziate" se i genitori non trovano una sintesi? Al di là degli slogan, cos'è alla fine questo dialogo? Il dialogo del primo tipo lo pretendo; il dialogo del secondo tipo lo trovo più tribalistico che pluralistico.

    Non capisco poi come si possa ritenere l'educazione sessuale "sensibile" e non ritenere tali altre materie che trattano del valore della persona, dei principi della convivenza, delle fondamenta della società. Perché la sessualità fa così paura?

    RispondiElimina
  23. Ma spiegami una cosa, tu stai parlando di educazione sessuale per i bambini senza considerarlo un tema sensibile? Abbi pazienza, ma non si può banalizzare la questione. E tu stai banalizzando, perché è chiaro a chiunque che una cosa è spiegare una poesia, una cosa è spiegare le tabelline e una cosa ben diversa è invece spiegare la sessualità. Non si può considerarla una materia come le altre. E non è una questione di paura del sesso, ma una questione di responsabilità. Perché mi dici "al di la degli slogan"? Dove sono gli slogan? Io qui sto articolando un discorso. E vorrei ribadire un punto sostanziale, ossia che i genitori devono avere un loro ruolo nella formazione dei figli, un ruolo non secondario, in cui ci sono da fare delle scelte. Se tu pensi che io possa essere d'accordo sul fatto che la scuola di Stato possa mettere da parte i genitori nel ruolo che gli spetta, ti dico chiaramente che non lo sarò mai. La scuola è il luogo dell'educazione collettiva, certo, in cui possono anche rientrare temi importanti come la sessualità, certo, ma non mettendo da parte i genitori, oltretutto sulla base di una loro presunta incapacità decisionale o sulla base di una presunta superiorità della scuola nei loro confronti. Non bisogna perdere di vista il fatto che i primi ad essere responsabili della formazione dei bambini sono i genitori. Io non penso che un adulto possa tranquillamente entrare nelle case delle persone e sostituirsi a loro nelle funzioni di genitori che gli competono, e allo stesso modo non penso che lo possa fare la scuola di Stato. Non esageriamo il potere dello Stato a tal punto da invadere la sfera privata delle persone in questo modo, permettendosi di dire: "fatti in là, che all'educazione sessuale dei tuoi figli ci penso io e come dico io!". Non mi va bene, questo è statalismo bell'e buono. Io credo nel corretto equilibrio tra società e Stato, e di conseguenza tra Stato e individuo. Ti ho fatto vari esempi di come si possa concepire in maniera diversa l'educazione sessuale, e ti ho mostrato anche come in certi casi le diverse vedute possano integrarsi, ma non trovo assolutamente corretto che si stabilisca un'unica modalità che debba andare bene per tutti. Io non capisco in che senso anche tu vorresti non trascurare il dialogo. Di che dialogo parli? Io parlo di un dialogo con finalità decisionali, ovviamente, mentre il genere di dialogo di cui tu parli fatico a pensarlo come a un qualcosa di diverso da un puro e semplice chiacchierare, se questo dialogo non deve avere esiti nelle scelte educative da compiere. Che si dialoga a fare tra genitori e insegnanti se è già tutto deciso in partenza? Ma ripeto che sto parlando di un dialogo tra scuola e genitori e tra genitori e genitori, sto parlando di una dialettica di gruppo, da cui l'insegnante non è escluso, e oltretutto ha anche un ruolo arbitrale. E non penso che una dialettica così varia nella sua partecipazione possa portare a chissà quali decisioni sconsiderate. Tu sei partita da un argomento che si basava su una supposta ragionevolezza dell'insegnante, benissimo, ma io a questo punto parlo di un'altrettanta supposta ragionevolezza collettiva nel momento in cui c'è da confrontarsi su un tema importante che riguarda i propri figli, in cui fatico a credere che ogni voce sconsiderata non sia controbilanciata da valide obiezioni singole e di gruppo.

    Mirko

    RispondiElimina

Il grande colibrì