"Muñeca" di Sebastián Arrau: tra maschere e bambole la vita ci dà ancora qualche possibilità?

E’ il 15 gennaio 2006. In Cile, Michelle Bachelet vince le elezioni presidenziali diventando la prima donna Capo di Stato del Paese. Un giorno storico, si volta pagina dagli stralci della dittatura di Pinochet. La città è in festa e lacrime scorrono sul volto di Pedro (Benjamin Vicuña) alle prese con un altro giorno estremamente difficile per lui.

Infatti, illuso all’inizio di essere al centro di un appuntamento al buio con l’uomo che gli cambierà la vita, gli viene presentata come sorpresa una donna, Gabriela (Ana Fernández), quarantenne alle prese con il ticchettio inesorabile dell’orologio biologico, arrivata in casa grazie a Manuel (Marcial Tagle), professore pancione, ubriaco, cocainomane, donnaiolo e perennemente arrapato, il quale vuole dare una svolta sessuale alla vita del suo amico Pedro.

Bugie su inganni e giochi delle parti, fra Gabriela che sogna di aver trovato il padre ideale per suo futuro figlio e Pedro che, evitandola, non nasconde i suoi sentimenti per Manuel, il pranzo viene sconvolto ulteriormente dall’arrivo della ragazzina disinibita Loly (Maria de los Angeles Garcia Aguilar), invitata da Manuel il quale spera di portarsela a letto. Pedro non ci sta al gioco ingannevole del suo amico.

Una donna eletta Presidenta e una ingannata, in ovulazione, in attesa di qualche goccia di seme, pronta ad averlo anche a costo di un film porno gay in sottofondo che scorre. Nell’altra stanza, ci si ricorda della differenza di età pensando a quante persone sono fuori di casa ad aspettarci. Si resta da soli, o forse no. Nelle speranze reciproche che sia l’altro ad aprire per primo la porta.

Commedia malinconica, "Muñeca" di Sebastián Arrau, proiettato al Festival Mix di Milano, si muove come se fosse su un palcoscenico. Si gioca alle maschere: la prima, da dover mostrare per paura di viversi per davvero (Manuel); la seconda, dell’eterna illusione (Pedro); la terza, dei sogni programmati a tavolino (Gabriela); e la quarta, dell’innocenza eterna (Loly). Tutte persone che si rincontrano per qualche scopo, che si usano e si amano senza dirlo chiaramente. Per questo sole.

Tuttavia, è anche un giorno di possibilità. Per Pedro e Gabriela, che hanno modo di coronare il loro desiderio di essere genitori, e per Manuel, il quale potrebbe uscire dal suo ruolo autoimposto di playboy solo aprendo la porta di una camera da letto, che da tempo sogna di varcare. Ma se per i primi due qualche via d’uscita c’è, per l’ultimo no. Pauroso, organizza tutto il pranzo, ingannando un sacco di persone, al solo scopo di scappare da se stesso e dai suoi sentimenti.

Allora il pendolo dell’orologio uterino diventa anche quello del cambiamento vero. Tra vecchio e nuovo, incarnato nella politica con Bachelet e nella vita con Loly, l’unico personaggio dentro la casa ad avere la gioia di vivere e la scintilla dell’erotismo. Attorno a lei solo assatanati di ormoni e speranze illuse.

Nonostante i vari temi estremamente complessi, il film si mantiene bene su toni leggeri e facilmente scorrevoli. Si ride e si riflette. Un giorno di vita importante tradotto in un atto a testo unico in cui ci si immerge completamente, partecipando alle piccole vite dei personaggi, questi ultimi supportati da ottime recitazioni. In sostanza, un film piacevole. Per cambiare sempre. Senza essere bambole.

Milesmood

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