Onore ai caduti. E al pieno di benzina. Il centro-destra ringrazia i soldati calcolatrice alla mano

Il fatto inquietante è che c'ha pure ragione. "Quei soldati muoiono anche per difendere il pieno di benzina degli operai. E' questo il punto". Morti per la libertà degli afghani? Sì, forse... Ma soprattutto morti per il pieno di benzina. "E' questo il punto".

Se di là qualcuno fa spallucce di fronte alle bare dei soldati ("Tanto erano solo la lunga mano di Bush, Blair e Berlusconi, no?"), di qua si versa qualche lacrima. Non troppe però, altrimenti la vista si annebbia e non si vede lo schermo della calcolatrice che trionfante illustra quanti centesimi ci farà risparmiare al distributore ogni singolo soldato ammazzato.

E' questo il volto vero e senza vergogna del centro-destra italiano, che dalla notte dei tempi della storia patria si sente moderato solo perché non ha un bazooka in mano (o fa finta di non averlo) e si sente moderno solo perché per fare i propri interessi spiccioli è pronto a usare il bazooka (e non ha il pudore di negarlo).

E' il centro-destra di Paolo di Lautreamont (su La pulce di Voltaire), tanto moderato e moderno da fare di pacifisti e di Bin Laden lo stesso fascio: "Il pacifismo sull'Afganistan fa il gioco di Bin Laden" perché "serve a creare regole d'ingaggio diverse da quelle normali, a ridurre l'impegno militare, a evitare l'allargamento del conflitto a regioni vicine (repubbliche ex sovietiche)". Evitare l'allargamento del conflitto? Non sia mai! Non avete idea di quanto ho pagato la bolletta del gas il mese scorso...

Certo, l'etichetta è importante. E allora occorre declamare che "la vera pace significa uscire da tutte le logiche di contrapposizione" mentre si volteggiano con fierezza le mani sporche di petrolio (e di merda e di sangue... e il signor di Lautréamont non se la prenda, ho solo citato "Les mains sales" di Sartre, opera massimamente condannata dai comunisti).

E intanto, tra chi dice "andiamocene e basta" in nome della condanna del passato e chi dice "restiamoci e basta" in nome dei profitti del futuro, si perde troppo di vista il presente. I soldati vengono uccisi. Gli afghani sono sterminati. La democrazia è un miraggio. La pace è lontanissima. I talebani, invece, sono dietro l'angolo (e anche davanti). E allora cosa serve davvero oggi? La risposta è sicuramente più complessa di uno slogan. Ma interesserà davvero a qualcuno?

Little Prince(ss)

Leggi anche:
* I festini dei mercenari: alcool e umiliazioni omoerotiche tra i contractors in Afghanistan
* O con me o ti elimino: la guerra tra la censura di "Liberali per Israele" e gli slogan antisemiti
* Io non sono in guerra: condividere il dolore, non condividere l'odio. Per costruire la pace

4 commenti:

  1. La risposta è complessa, la situazione è complessa.
    Assomiglia sempre di più al Vietnam.
    Ora qualsiasi scelta si prenda costerà del sangue

    RispondiElimina
  2. @ duhangst:

    Condivido completamente quanto scrivi. E' proprio da qui che nasce l'urgenza di dar vita a risposte serie al problema invece che a limitarsi a qualche slogan per salvarsi l'anima o il pieno di benzina.

    RispondiElimina
  3. per caso mi sono trovato in questo sito ma quello che scrivi è una vergogna!!,non potevo non rispondere,fammi un solo esempio della tua affermazione,purtroppo non la troverai quindi sei solo un disinformatore non certo un informatore.Poi che il problema afgano rischia di essere un pantano che non si sa come potersi muovere è una certezza....

    RispondiElimina
  4. @ Anonimo:

    Dal momento che il post è basato proprio su un esempio... che vuoi che aggiunga?

    RispondiElimina

Il grande colibrì