Braccio di ferro sui diritti nel Mediterraneo: ma i diritti sono degli individui, non dei gruppi!

In Italia esiste una campagna di aggressione e violenza contro gli immigrati e le minoranze arabe e musulmane, denuncia il ministro degli esteri egiziano Aboul Gheit [L'Unità]. Innegabile di fronte alle immagini di Rosarno. Ma guardate come loro trattano i cristiani: li fanno fuori tutti, ribatte Umberto Bossi [L'Unità]. E non ha certo torto considerando la strage di copti dei giorni scorsi.

E però, se andiamo oltre la tragica cronaca e proviamo ad interpretarla con lo sguardo alto della politica, conviene guardare meglio dietro lo scontro tra clan affacciati sul lago mediterraneo che provano ad inscenare un ministro di un governo per nulla democratico e un politico che sul razzismo più becero e sull'ignoranza ostentata ha fatto la propria fortuna. Conviene riconoscere che chi trasforma il tema dei diritti in pure pretese da sbattere in faccia all'altro, in merce di scambio tra gruppi ("io li do ai tuoi solo se tu li dai ai miei") è sempre un nemico dei diritti stessi.

Anzi, si può dire qualcosa di più e di meno evidente. Chi si fa paladino di presunti diritti di gruppo, maggioritario o minoritario che sia, non è certo amico dei diritti. "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà" - proclama la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo - "senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione". Ad ogni individuo, senza distinzione alcuna. Punto. Sono gli individui ad avere diritti e libertà, non i gruppi.

L'importanza di questa precisazione risalta bene se consideriamo il fatto che l'individuo ha il pieno diritto di seguire norme diverse da quelle del proprio gruppo (la donna islamica, ad esempio, ha il diritto di non indossare il chador) o norme di gruppi diversi dal proprio (la donna cristiana ha il diritto di indossare il chador, per riprendere l'esempio). Non esistono diritti umani dei gruppi; esiste, casomai, il diritto di seguire (come di non seguire) le norme del proprio gruppo senza che siano poste limitazioni immotivate.

Speculare al discorso sui diritti, è possibile sviluppare un discorso culturale parallelo di critica al concetto dominante di identità, sia nella sua versione più estremista e monolitica (l'identità cristiana, l'identità musulmana, l'identità maschile, l'identità comunista, l'identità omosessuale...) sia nella sua versione apparentemente più ragionevole (secondo cui saremmo tutti patchwork di appartenenze socialmente definite), che in fondo rischia solo di trasferire la monoliticità dal tutto alle sue parti.

Ecco, l'identità rischia di essere la gabbia immobile per imprigionare e reprimere le forme libere e cangianti dell'individualità. La quale contiene in sé, inevitabilmente, le tracce caotiche della mutevolezza (nessuno è completamente uguale a se stesso ora, prima e dopo) e dell'incoerenza (nessuno è completamente uguale a se stesso in ogni aspetto della propria vita). Nel bene e nel male.

E così si ha il diritto di essere divorziato e di dirsi paladino della cosiddetta famiglia tradizionale (ma non si ha ovviamente il diritto di limitare la libera espressione affettiva e familiare altrui, come non lo ha nessuno, neppure chi gioca, per coerenza, coi cilici). E così una "caccia al negro" rimane una caccia al negro e poco importa se chi la fa prova simpatia per una singola famiglia africana o se un tempo era molto accogliente...

Little Prince(ss)

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3 commenti:

  1. "Sono gli individui ad avere diritti e libertà, non i gruppi." Questo è un passaggio fondamentale, fondamentale, fondamentale!

    Peraltro ti segnalo che domani (venerdì) su http://www.alla-fonte.it uscirà un mio articoletto col quale rispondere ai leghisti che blaterano di "non vi facciamo fare le moschee perché nei vostri paesi non possiamo fare le chiese"

    non è per farmi pubblicità, sai che mi frega - è invece perché penso ci siano informazioni utili contro la stupidità e l'ignoranza dei razzisti

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  2. @ la Volpe:

    Segnalazioni di notizie, post, commenti sono sempre graditissimi, ovviamente!

    Anzi, mi permetto di linkare qui il tuo post, perché permette di abbattere alcuni facili luoghi comuni e contribuisce a mostrare come la situazione della tutela della libertà di religione abbia tantissime sfaccettature:
    "Nel mondo arabo non ci sono chiese." Ma siamo sicuri?

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  3. ciao!

    grazie per il commento sul sito (risponderò anche lì ma l'ora è tarda)

    sono perfettamente d'accordo col fatto che la libertà e i diritti non siano una merce di scambio; il mio articolo serviva più che altro ad abbattere (come dici giustamente qui) i luoghi comuni

    peraltro infatti a fine pezzo dicevo che i problemi ci sono, ma che ignobili semplificazioni dettate da ignoranza e/o fini propagandistici non aiutano (specialmente non i cristiani che in quei posti ci vivono...)

    buon fine settimana! ;)

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Il grande colibrì