Paul Morris, Treasure Island Media e bareback: l'ideologo dello sperma è davvero senza idee?

"Un gallone di sperma umano. Voleva cercare di prendere letteralmente un gallone [quasi 4 litri; NdT] di sperma su per il suo culetto perfetto. 'Voglio la pancia piena. Riempita completamente e totalmente'. Chi sono io per dire no a tale ambizione? Questo è accaduto quasi due anni fa e subito la mia intera casa di produzione ha iniziato la raccolta del seme. [...] Lo abbiamo raccolto in tazze, raschiato via fresco dai petti muscolosi degli uomini, munto da donatori vogliosi più e più volte. E dopo due interi anni, dopo centinaia e centinaia di donatori di sperma, abbiamo ottenuto un gallone pieno fino all'orlo di seme umano!"

Ecco come presenta il film "The 1000 Load Fuck" (La scopata dalle 1000 sborrate) Paul Morris, padre padrone della più grande casa cinematografica pornografica gay specializzata in video bareback, la Treasure Island Media. O, meglio, il re, l'ideologo mondiale del barebacking, quella pratica sessuale che si fonda sul rifiuto del preservativo, sulla consapevole ricerca dei rischi del sesso non protetto, sulla caccia stessa al virus dell'Hiv, nelle sue manifestazioni più estreme.

Paul Morris. Un personaggio interessante, senza ombra di dubbio. Il regista porno più controverso del mondo. Gli attivisti del sesso sicuro lo chiamano criminale, quando ci vanno piano; molto più spesso lo chiamano assassino. E' diventato un simbolo, un antieroe. Meglio: un Anticristo. E tutto questo turbinio di accuse, di maledizioni, di improperi sembra servire solo ad esaltare a dismisura il suo fascino perverso e a rinsaldare ed allargare il complesso mondo che gli ruota attorno.

Partendo proprio da lui volevamo tornare a parlare di barebacking. Perché parlare di barebacking, con voglia di capire prima di giudicare e perfino con disponibilità a lasciarsi emozionare - nonostante le pesanti accuse che ti volano addosso appena lo fai (usando la stessa logica per la quale Saviano pubblicizzerebbe la mafia) -, ci sembra importante per comprendere questo fenomeno e, perché no?, per sviluppare una cultura davvero capace di contrastarlo efficacemente.

Ma perché parlare di barebacking con un regista porno, nonostante abbiamo sottolineato più volte nella nostra inchiesta precedente l'esistenza di una distanza incommensurabile tra la faccia sempre più visibile del barebacking rappresentato dai film pornografici e la faccia assolutamente nascosta della comunità dei barebackers?

Sia chiaro: la regola è che la pornografia commerciale mostra e vende sempre di più il sesso bareback, ma quello in cui crede chi pratica il barebacking nella propria vita reale e non di fronte a una telecamera è assai lontano e spesso opposto rispetto a quello che si può trovare sugli scaffali di un sexy shop o sulla home page di un sito web a luci rosse. Questa è la regola, ma, come per tutte le regole, esiste un'eccezione.

E Paul Morris, con la sua casa di produzione Treasure Island Media, è questa eccezione. Con lui il reale e il virtuale, il davanti e il dietro lo schermo tendono a tracimare l'uno nell'altro, a ibridarsi, a confondersi, fino a formare davvero un mondo a parte, una comunità forte ed in espansione. Un fenomeno interessantissimo che avremmo voluto documentare attraverso due interviste - una a Paul Morris, l'altra al suo attore simbolo, Dawson [nella foto] - da inserire nella nostra inchiesta sull'Hiv. Ma su queste interviste torneremo dopo. Andiamo per ordine, cerchiamo di capire chi è Paul Morris.

Paul Morris, con la sua Treasure Island Media, sforna una quantità enorme di film pornografici gay tutti incentrati sullo stesso tema: il barebacking. Un barebacking esasperato. Idolatri della "sborra", decine di attori si riuniscono davanti alle sue telecamere per riempire di sperma ogni buco disponibile dell'attore che impersona il "total whore bottom" (passivo troia totale). E da qui parte il ciclo e riciclo del seme: schizzato nell'ano della vittima sacrificale, risucchiato fuori con la lingua, riversato di bocca in bocca...

Nessun preservativo, ovviamente, e quantità talmente abbondanti di sperma da traboccare da ogni dove per essere raccolto con le dita, con cucchiai, con calici e bicchieri: neppure una goccia deve andare sprecata, in un rito parossistico e terribile. Poco importa che ogni scena si ripeta uguale, cazzo dopo cazzo, schizzata dopo schizzata, per decine di volte. Ancor meno importa che non esista neppure un abbozzo di trama né di ambientazione. Anzi.

Il segreto del successo dei film di Morris sta proprio lì. Non è infatti un caso né un tentativo di dare una parvenza più nobile o intellettuale alla propria attività se Morris parla dei suoi film come di documentari. Quello che vuole sottolineare è che quello che vedi è tutto vero, reale, palpabile, non c'è nulla di finto, recitato o simulato. Lo schermo si dissolve, il virtuale non esiste più, quello che vedi è vita reale, che tu puoi replicare quando vuoi, suggerisce tentatore Paul Morris.

Significativo - e ormai entrato nei grandi miti della pornografia - il modo con cui la Treasure Island Media ha scoperto Damon Dogg, uno degli attori porno gay più famosi al mondo, il più famoso dopo Dawson nella casa di produzione di Morris. Il regista racconta di averlo trovato in ginocchio in un locale gay: offriva una bevanda gratis a chi si fosse fatto succhiare fino a venirgli in bocca. Morris lo ha subito ingaggiato per i propri film, in cui non deve fare nient'altro che replicare quel che faceva in quel locale: succhiare e ingoiare. Dietro lo schermo, davanti allo schermo: cosa cambia?

Non cambia nulla per Paul Morris. Anzi, lo schermo sembra essere diventato quasi solo il pretesto per riunire una comunità di barebackers orgogliosi, centinaia di uomini provenienti da letteralmente tutti e cinque i continenti. Persone reali, personaggi cinematografici, vita vera, video, sito internet...: tutto viene mixato e sciolto in un mare di sperma.

Un mare di sperma in cui lo spettatore diventa protagonista: sul sito della Treasure Island Media può acquistare i film o può usare il forum per commentare i video, suggerire nuove scene e raccontare le proprie esperienze, ma può anche inserire un annuncio personale per farsi contattare da altri barebackers o per organizzare dei bug parties. E questo non è tutto.

Lo spettatore-protagonista non solo può chiedere a Paul Morris in persona di fotografarlo, nudo o "in azione", ma soprattutto può proporsi come attore. Con la sicurezza che la sua disponibilità verrà valutata seriamente dalla casa di produzione. La Treasure Island Media, infatti, non va tanto per il sottile: giovani e vecchi, grassi e magri, belli e brutti, mini-dotati e uccelli extra-large, tutti vanno bene, nessuno è escluso.

Non solo perché servono quantità industriali di sperma - e quindi decine e decine di produttori di bianco liquido per ogni film -, ma soprattutto perché questa è l'ideologia di Morris: vanno tutti bene, vai bene anche tu, al di là delle tue caratteristiche fisiche. Idea potentemente attrattiva in un mondo - e nel mondo gay in particolare - dove troppo spesso sembra imperare l'apparenza, l'aspetto esteriore.

E pazienza se, nel sacro verbo di Morris, il valore della persona non sia nel corpo, non sia neppure nella mente, ma si riduca nella "porcaggine", nella volontà di riempire di sperma qualcuno o, ancora meglio, di farsi riempire di sperma.

Gli attori-non-attori della Treasure Island Media dichiarano ogni bene di Paul Morris. Sono pronti a tutto per lui. Seguono ogni sua parola. Lo venerano, per dirla senza giri di parole. Si fanno tatuare sulle chiappe o sul collo enormi marchi della Treasure Island Media o scritte come "Proprietà di Paul Morris". Segni indelebili di un'appartenenza eterna a quest'uomo e al suo mondo che vengono adottati anche da molti spettatori. Questo gesto di idolatria viene incentivato da Paul Morris: chi si tatua sul corpo il simbolo della sua casa di produzione guadagna una fornitura a vita dei suoi film.

Ecco, questo è Paul Morris, questa è la sua casa di produzione. Ma torniamo alle nostre interviste. Per farle, il 18 gennaio scrivo alla Treasure Island Media per richiedere disponibilità e contatti. Passano 2 ore e 44 minuti e Matt Mason, direttore generale della casa di produzione, mi contatta per dirmi che - testuali parole - "we'd be more than happy to do an interview" (saremmo più che felici di fare un'intervista), d'altra parte NoirPink ha già intervistato Bruce LaBruce!

Il 19 gennaio è già tutto pronto. Le domande della mia scaletta riguardano la sessualità e la malattia, la libertà e la responsabilità, la paura e il senso di comunità. Domande a cui l'ideologo del barebacking non dovrebbe avere grosse difficoltà a rispondere. O forse no: di fronte a quelle domande Paul Morris ha un improvviso impegno. Strano, no?

Nei giorni seguenti provo a ricontattare Matt Mason. La sua rapidità nel rispondere (neppure 3 ore) e nell'organizzare l'intervista è svanita. Risponde dopo 4 giorni: "Paul è via tutta la settimana e Dawson è troppo impegnato a girare un film". Ok, riproverò. Nei mesi seguenti, però, Matt Mason non ha più risposto ai miei numerosi solleciti.

Possibile che il signore del barebacking, colui che ogni dichiarazione d'odio ha ingigantito come dio oscuro da idolatrare, sia in difficoltà a rispondere a qualche domanda non compiacente, ma neppure minimamente aggressiva, proprio sul barebacking? Vuoi vedere che, al di là di quel che dicono, è inutile combattere questa pratica con la demonizzazione, ma qualche riflessione avanzata con calma e rispetto può fare grandi cose?

p.s.: Il barebacking, con riferimento anche alla nostra inchiesta, è uno dei temi del documentario "+ o -. Il sesso confuso - Racconti di mondi nell'era Aids" di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli, film che debutterà a Milano (Cinema Mexico, via Savona 57) il 3 e 10 maggio (ore 22).

Little Prince(ss)

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Leggi anche:
* Adriatico, Corbelli e il sesso confuso nell'era dell'Aids - La malattia e i suoi nemici (4° parte)
* Giovane nero gay cerca bareback: "The young & evil" di Julian Breece e la seduzione dell'HIV
* L'amore ai tempi del bareback - Inchiesta in 3 parti

6 commenti:

  1. io dico che due o più persone adulte , sane di mente e consenzienti, possono fare a letto qualsiasi cosa e con chiunque..che ognuno ha i propri istinti e i propri piaceri e che l'importante è trovare qualcuno che li condivida in pieno.
    il sesso è bello e fa bene, sempre e comunque, anche se ti becchi qulache cosa di spiacevole...se non senti la necessità di premunirti contro le malattie sessualmente trasmissibili vuol dire che per te il sesso fatto in un certo modo è più importante e necessario di una vita di ascetticità e astinenza.
    io so che non so e che non ho nessun diritto di giudicare gli altri.raccomando solo il rispetto totale per i bambini,i diversamente abili cerebrali, gli adolescenti e gli animali..
    per il resto, si diverta ed ami chi può, ognuno a modo suo...
    con il rispetto però e la chiarezza. se fai del sesso non sicuro, non tornare a casa da tua moglie senza dirle niente o non far finta di essere un donatore di sangue super controllato se non lo sei.. dichiara sempre a che viene a letto con te quali sono i tuoi gusti, e questo PRIMA, e non DOPO!!!

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  2. Troppe parole per uno schifo simile, sarebbe bastata una scatarrata. Cosa altro ci porterà la famigerata "cultura gay"?

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  3. @ Anonimo:
    Bene, la scatarrata è arrivata con il tuo commento. Utile come tutte le scatarrate (o forse un po' di meno).

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  4. Riporto qui il mio commento a caldo fatto su FB dopo aver lello velocemente l'articolo i 4 maggio scorso:
    -- nelle galoppanti fantasie del mio lato sessualmente tenebroso avevo immaginato anch'io qualcosa di simile, ma non sapevo che addirittura un regista avesse fondato una simile scuola di pensiero dalla sua ossessione, che un conto è una fantasia e magari anche provarci , un conto è rimanere psicologicamente bloccati su una cosa sola...ilsesso può dare MOLTO di più, moltissimo...ho letto tutto - secondo il principio "homo sum , nihil umanum alienum a me puto"che mi appartiene- e l'ho trovato interessante, ma non ho certo sentito elevate vibrazioni, credo questo regista abbia bisogno di aiuto per guarire le sue ossessioni per trovare una sesssualità sana, multicolore, e vissuta in ogni dimensione accessibile alla persona umana sana.

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  5. Per Arianna giusto e saggio commento, condivido ogni tua singola parola, sei speciale!

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  6. L'articolo è interessante però non è mica vero che a Paul Moriss "vanno tutti bene".
    Gli attori dei suoi film sono tutti più o meno bellocci, o comunque non dei cessi.

    E io di mini-dotati attivi non ne ho mai visti

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Il grande colibrì