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Questa, in sintesi, la storia raccontata da "Fratellanza - Brotherhood" di Nicolo Donato, regista danese di origini italiane. La pellicola è osannata ed acclamata, ha anche vinto il premio come miglior film al Festival del cinema di Roma 2009. La trama è la stessa vista e rivista in chissà quanti film da festival del cinema gay, si sono sostituiti solo i vari ladruncoli, eroinomani, prostituti, vandali e sbandati di svariata natura delle vecchie storie con i naziskin di questa, e subito i critici cinematografici si sono sperticati in lodi per un film che, dicono loro, sarebbe originale e rifuggerebbe gli stereotipi.
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Come hanno poco da dire i personaggi, piuttosto inconsistenti e vaghi: Lars agisce semplicemente a caso (ah, è disorientato, è vero!), gli altri sono semplici funzioni narrative (il nazi che si scopre gay, il fratello drogato e invidioso, l'anziano ideologo, i giovani neonazisti che non fanno davvero altro che bere birra e pestare immigrati e omosessuali - ma il film rifugge gli stereotipi, dicono i critici...). Gli attori non sono male (anche se il doppiaggio di cattiva qualità non aiuta), però è anche vero che non viene richiesto loro nessuno sforzo particolare.
Donato, insomma, ha fatto un film che è una buona operazione di marketing. Infatti i casi estremi, le tinte forti, i finali aperti mandano in visibilio i critici e spesso anche gli spettatori, tutti colti dalla sindrome da vestiti nuovi dell'imperatore: pur di non apparire tonti o insensibili, ci si affanna a lodare qualità inesistenti. Forse allora è il caso di dirlo: "Brotherhood" è un film senza profondità, senza capacità di analisi né psicologica né sociale, che nulla spiega e nulla chiarifica, dove "il neonazismo è solo un pretesto diciamo letterario, come poteva un tempo essere la guerra tra Capuleti e Montecchi" (parole dello stesso regista...).
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Il neonazismo è un semplice pretesto ed è un peccato. Perché se l'amore contrastato è in sé un genere da cui hanno ormai munto tutto il mungibile (e solo con idee geniali ormai si riesce ad estrarne del latte commestibile), il rapporto tra neonazismo e omosessualità potrebbe offrire ancora spunti di grandissimo fascino.
Ad esempio, un tema molto interessante sarebbe il rapporto tra un sentimento omosessuale che pretende di esprimersi e un'ideologia che nega dignità a questo sentimento. In modo ben poco realistico, Lars e Jimmy finiscono uno nelle braccia dell'altro senza grosse difficoltà e già il loro primo approccio sessuale è un susseguirsi di baci in bocca e dolci abbracci, con tenerezza troppo immediata e spontanea per essere credibile, soprattutto da parte di chi fino al giorno prima aveva come hobby il queer bashing (il pestaggio dei finocchi) e anche il giorno dopo ci tiene a precisare che i froci fanno proprio schifo.
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Il nazista omosessuale che abbiamo intervistato tempo fa ne era un ottimo esempio, con il suo tentativo di far quadrare in qualche modo il dogma della superiorità eterosessuale con la propria necessità di non sprofondare troppo in basso nella gerarchia della razza umana. Altri negano l'esistenza dell'omosessualità in sé o nei propri camerati trasformando, almeno nelle parole e nei pensieri, il desiderio gay in culto del corpo maschile, in virile condivisione della corporalità, in riproposizione dei gloriosi modelli dell'esercito spartano...
Insomma, nella realtà dei gruppi giovanili di estrema destra non si nega tout court la contraddizione chiudendo gli occhi, ma si cerca di autoconvincersi, con labirintici e ideologici castelli in aria, che la contraddizione apparente non sia contraddizione sostanziale. E questo fenomeno è certamente molto più interessante, per capire tanto la mente umana quanto la natura delle ideologie, della triste e noiosa doppia morale.
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C'è chi accusa i "liberali" di essere contro la destra estrema a causa della sua ideologia anti-omosessuale, per poi però utilizzare, attraverso lo stereotipo del naziskin come gay represso, proprio l'omosessualità per denigrare il neonazismo: gli skin88 puntano il dito - e con argomentazione tutt'altro che campata per aria - contro l'omofobia dei benpensanti... e il cortocircuito è completo.
Una discussione finisce addirittura con questo scambio di battute: "Non è la prima volta che spari cazzate che fanno girare i coglioni e non poco! Ma sarai mica gay visto che li difendi?"; "Non sono gay. E modera il linguaggio. Sei triviale e scurrile. Comunque onde evitare ulteriori polemiche e litigi chiudo anche quest'altra discussione. Un avviso: evitate di postare altre discussioni inerenti l'omosessualità. Se le beccherò, io ve le cancellerò subito".
Basta approfondire un po', cercare di capire chi siano davvero gli skin 88, rifuggire gli stereotipi nati all'esterno di questo movimento, ma anche individuare gli stereotipi nati al suo interno. Il film non lo fa quasi mai (se non nell'azzeccatissima scena sulla birra biologica, che può apparire surreale, ma racconta invece in modo realistico l'evoluzione "ecologista" e "salutista" di una parte dell'estrema destra). Il neonazismo in "Brotherhood" è solo un "pretesto diciamo letterario" per fare un film senza sostanza, ma soprattutto per fare facile scandalo e fare così botteghino.
Little Prince(ss)
* La difficile vita degli skinheads gay, tra pregiudizi, omofobia e feticismi fashion...
* Nazismi gay? - Inchiesta in 4 parti + intro
* Nazirock di Claudio Lazzaro
Mercoledì ci vado.
RispondiEliminaE lo guarderò forse da un'ottica diversa anche grazie a queste tue riflessioni.
Vedremo cosa ne uscirà fuori...
@ Lord:
RispondiEliminaFacci sapere tu cosa ne pensi, allora!
Il film è bello, mi ha emozionato, l'ho trovato molto verosimile. Non sono gay, né nazi, né critico di cinema. Forse faccio parte della maggioranza a cui il messaggio è diretto.
RispondiEliminama no,il film è buono e cattura l'ascolto.
RispondiEliminaIl film come i personaggi principali non sono affatto inconsistenti. E' un film molto bello e l'immagine metaforica di una casa appartata da ricostruire come nido dell'amore è alquanto geniale e brillante. A mio avviso l'interpretazione dei due ragazzi è notevole, l'unica nota dolente a mio avviso è il mancato approfondimento delle regaioni valide che spingono il gruppo neonazista.
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