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* 1° parte - Un, due, tre... si parte!
* 2° parte - Un gran bel tuffo nella libertà
Viaggiare è un'occasione eccezionale per scoprire cose diverse, per sperimentare nuovi modi di vivere, per vivere importanti momenti di libertà. E' un'occasione imperdibile per rompere routine, abitudini, schemi mentali, per abbandonare le solite regole comportamentali e mettersi alla prova con regole nuove, come abbiamo ricordato nella seconda parte di questa inchiesta.
Ovviamente tutto questo può essere estremamente positivo se serve ad aprire prospettive di cambiamento e di miglioramento nella propria vita, ma può avere conseguenze molto negative se l'abbandono delle regole diventa un obiettivo in sé, senza fare distinzioni tra regole e regole.
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La decisione di avere rapporti sessuali non protetti può essere facilitata anche dall'anonimato che caratterizza il viaggiatore in terra straniera: senza la paura del giudizio delle persone del proprio ambiente di vita, ci si può lasciare sedurre con meno difficoltà dal fascino del sesso senza preservativo. Tom racconta: "Qui devo avere comportamenti responsabili, quelli che credo che dovrei avere sempre e comunque, perché qui ci conosciamo tutti e una notizia fa il giro del paese in due secondi".
Adam è anche più esplicito: "All'estero sono abbastanza convinto che posso fare sesso a rischio, se lo voglio. Qui, invece, visto che ci si conosce, si usa un po' più di discrezione e di prudenza se si vuole fare sesso a rischio".
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A volte, con l'obiettivo di provare il sesso senza preservativo e, allo stesso tempo, di evitare le possibili conseguenze negative sulla propria salute, vengono adottate strategie come quella di estrarre il pene dall'ano prima dell'eiaculazione. Queste strategie, però, non sono davvero efficaci. La regola è semplice: solo il sesso con il preservativo è sicuro, il sesso senza preservativo può essere a rischio.
Altre volte, basandosi sulla fiducia o su deduzioni logiche poco affidabili, si pensa di riuscire a determinare lo stato sierologico dell'altra persona e poi, di conseguenza, si fanno le scelte relative all'uso del preservativo sulla base di supposizioni campate in aria. Anche questa strategia è evidentemente del tutto inefficace.
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In alcuni paesi il fatto di avere un rapporto sessuale senza dichiarare anticipatamente la propria sieropositività è considerato reato, ma non è certo una disposizione legislativa a risolvere una questione così complessa sotto ogni punto di vista. Infatti non si deve considerare solo la mancanza di volontà, legittima o meno che sia, della persona sieropositiva a rivelare il proprio stato di salute.
Ad esempio, di fronte ad un partner che propone o accetta rapporti senza preservativo, una persona sieropositiva può pensare che l'altro sia ugualmente sieropositivo ("E' ovvio, non ha paura di infettarsi perché è già infettato"), tanto quanto una persona sieronegativa può considerare sottinteso che l'altro sia ugualmente sieronegativo ("E' ovvio, altrimenti mi avvertirebbe"). Su questo punto Con ironizza: "A Melbourne se non usi il preservativo si dà per scontato che tu sia sieropositivo, mentre a Sydney si dà per scontato che tu sia sieronegativo. O viceversa. Non mi ricordo bene questa leggenda metropolitana".
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Come abbiamo già ricordato nella seconda parte di questa inchiesta, non sempre è facile procurarsi preservativi e lubrificante, soprattutto nei paesi più poveri del mondo. Conviene allora partire con tutto l'occorrente nella valigia!
In quegli stessi paesi spesso la conoscenza sulle malattie sessualmente trasmissibili è addirittura inferiore a quella diffusa in Italia (incredibile, ma vero): in alcuni casi non solo i governi non attuano campagne informative come succede nella Penisola, ma arrivano a negare l'esistenza dell'Aids nel proprio paese e a perseguitare come terroristi gli attivisti del sesso sicuro. Tutto questo facilita la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) e rende del tutto inutile chiedere al partner se si è affetti da qualche MST: in un paese in cui si è convinti che l'Hiv non esista, che senso avrebbe fare il test?
Teniamo infine conto che il parlare una diversa lingua può rendere più difficile la comunicazione con il partner sessuale, anche relativamente all'uso del preservativo. In generale, in un contesto culturale diverso dal proprio può essere più difficile rifiutare un rapporto senza preservativo o introdurre il condom all'inizio del rapporto. Conviene tenere conto di queste possibili difficoltà sin dall'inizio, in modo da essere più convinti e determinati nel voler avere comunque un rapporto protetto.
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Il trattamento post-esposizione, che deve essere iniziato il prima possibile dopo l'esposizione al virus e comunque entro 72 ore, in Italia è garantito gratuitamente a tutti, mentre in altri paesi è offerto solo dietro pagamento dell'intero costo dei medicinali oppure è riservato esclusivamente al personale medico. Per maggiori informazioni, si possono contattare le associazioni locali dedicate ai temi dell'Hiv. A volte, vengono date indicazioni sul trattamento post-esposizione (modalità, indirizzi, contatti...) anche nelle guide turistiche gay o nei magazine omosessuali.
Il prossimo capitolo:
* 4° parte - Con un virus nel bagaglio a mano
Questa inchiesta è realizzata in collaborazione con AFAO (Australian Federation of AIDS Organisations), la più importante associazione australiana in tema di Aids. Tutti gli interventi virgolettati sono tratti dalla pubblicazione "At Home... Away" e riprodotti per gentile concessione di AFAO, che ne detiene i diritti d'autore.
Ti interessano l'Hiv/Aids e le MST? Segui questo ___fil rose___!
Leggi anche:
* Non c'è due senza tre e il condom vien da sé - Inchiesta in 4 parti
* La malattia e i suoi nemici - Inchiesta in 4 parti
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