"Altro che letargo, facciamo ancora groar!": gli Orsi Italiani reagiscono all'intervista di Wright

Le parole molto dure e molto critiche sulla cultura bear - quasi una denuncia di fallimento per una rivoluzione annunciata e mai arrivata - pronunciate nella nostra intervista da Les K. Wright, il più importante studioso del fenomeno ursino in America, hanno suscitato curiosità in chi non conosceva questa realtà e hanno aperto un interessante dibattito tra gli orsi della Penisola. Segnalando l'interessante post di Woof! (n.b. V.M. 18!), sentiamo ora l'opinione di Giambattista, uno dei cofondatori di Orsi Italiani, il più importante gruppo bear del nostro paese, e attualmente webmaster del sito web dell'associazione.

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Cosa ti ha colpito di più nelle parole di Les K. Wright?

Ho letto con molto interesse l'intervista a Les Wright, lo storico del movimento bear che partendo dalla storia della comunità ursina statunitense arriva ad un'analisi abbastanza disillusa dell'attuale cultura bear. Non sono tuttavia del tutto d'accordo sul fatto che il movimento degli orsi non abbia saputo concretizzare quelle potenzialità "rivoluzionarie" associate all'estetica bear, almeno in Italia.


Perché non sei d'accordo?

Per quattro motivi. Il primo: la cultura bear ha avuto l'enorme merito di tirare fuori dalle loro tane tante persone che pensavano, per via della loro pancia, dei peli debordanti e di un'età oltre i 40 anni, di non avere diritto di cittadinanza nel mondo gay e che hanno scoperto invece di essere, proprio per questi "difetti", portatori di una forte carica erotica.

Il secondo motivo: la cultura bear ha fornito un modello di identificazione omosessuale che finalmente comprendesse anche uomini che non si ritenevano gay per il semplice fatto di non riconoscersi nel modello efebico o nel travestitismo proposto dai media. Terzo: ha fornito gli strumenti per un percorso di autoaccettazione della nostra fisicità e della nostra omosessualità, permettendoci di accettarci pienamente e fieramente per quello che siamo e non per quello che vorrebbero che fossimo.

Quarto e ultimo motivo: ha proposto ai media, non solo omosessuali, un modello che scardina i concetti di omosessualità e virilità che identificano l'uomo del desiderio con i modelli che pubblicizzano gli slip di Dolce & Gabbana. Ancora oggi dopo 30 anni di cultura bear un uomo coperto di peli e con un fisico sovrappeso con solo un paio di slip su un cartellone pubblicitario è considerato un'immagine troppo forte e trasgressiva... Tutto questo non mi sembra una "rivoluzione" da poco!


Wright ci ha raccontato di come sia nata la cultura bear, a San Francisco negli anni Ottanta. Nella sua diffusione in Italia un ruolo essenziale lo ha avuto la vostra associazione, vero?

Quando siamo nati, nel 1992, il termine "orso" evocava soltanto il plantigrado che vive nelle foreste: pensa che in occasione di uno dei nostri primi incontri nazionali a Venezia, pubblicizzato in maniera preoccupata dalle locandine dei quotidiani locali con titoli tipo "Invasione degli Orsi a Venezia", arrivò Grazia Francescato, allora presidente del WWF, a sincerarsi che non ci fossero maltrattamenti per i poveri animali!

Il nostro gruppo nasce a Milano nel 1992, come ho già detto, con la denominazione di "Orsi Italiani Girth & Mirth" (letteralmente larghezza e allegria) come riferimento italiano dei movimenti Bear e Girth & Mirth. La nascita del gruppo, fu accompagnata da un breve annuncio sul mensile gay Babilonia e da uno scarno numero zero di 4 pagine di quella che sarebbe diventata la fanzine del gruppo lasciato alla cassa della gloriosa Libreria Babele di Milano.

Tanto bastò, il resto lo fece il passaparola: fummo immediatamente contattati da decine di persone da tutta Italia e presto anche dall'estero, uomini, giovani e anziani, grossi e pelosi, ma anche magri "cacciatori" che finalmente trovavano un canale per contattare il loro ideale erotico rimasto fino ad allora clandestino e nascosto. Ci furono anche molti articoli di costume da parte dei principali quotidiani e mensili italiani, a testimonianza della curiosità che accompagnò la nascita del gruppo.


In tanti ricordano le mitiche serate al Plastic...

Tra gli eventi più riusciti organizzati da Orsi Italiani ci sono state le feste presso la discoteca Plastic di Milano, ospiti delle loro serate gay ManToMan. Il Plastic in quegli anni - siamo nel 1993, allora esistevano pochi locali gay a Milano e nessun locale per orsi - era il locale di tendenza per definizione, dove solo pochi eletti riuscivano a entrare per via della severissima selezione all'ingresso. Le feste al Plastic furono un corto-circuito memorabile.

Il popolo bear già alle 21 si metteva in coda per entrare nel tempio fashion di Milano, ogni orso pesava come almeno due dei normali avventori del locale e molti avevano 3-4 volte la loro età... eppure verso mezzanotte, quando arrivava anche il "popolo D&G", si creava una miscela riuscitissima in cui parecchi orsoni trovavano il cacciatore dei loro sogni e viceversa. Inoltre avevamo finalmente un primo vero momento d'incontro per la comunità bear.

Il resto è storia: prima il consolidamento del gruppo in tutta Italia, con la partecipazione ai gay pride nazionali ed esteri (memorabile quello di New York per il 25° anniversario di Stonewall), poi la scissione ad opera di alcune persone che, nel direttivo di Orsi Italiani di allora, non condividendo la visibilità degli Orsi Italiani portò alla nascita dei Magnum Club... Ed eccoci ai giorni nostri: il nostro sito web riceve migliaia di visitatori ogni giorno, è uno dei punti di riferimento della comunità ursina italiana.


Secondo Wright, il movimento bear avrebbe lasciato decadere le potenzialità con cui avrebbe potuto sviluppare una rivoluzione culturale...

Non penso che si possa caricare la comunità bear di aspettative "rivoluzionarie" che in realtà non sono mai state percepite dalla maggioranza dei membri. Ritengo che le associazioni di orsi siano nate dalla mera esigenza di condividere un ideale estetico ignorato o ridicolizzato dai mass-media gay e non, di poter dire di trovare un ciccione come Galeazzi [nella foto] magnificamente stupendo e, viceversa, di trovare un declamato sex symbol come Brad Pitt meno erotico di un palo della luce, senza per questo essere guardato come un marziano...


Wright sembra andare ancora più pesante con i suoi giudizi: dalle sue parole si delinea il quadro di un movimento culturale auto-ridottosi a fatto di puro costume, a fenomeno commerciale in linea con la "trasformazione della società in senso capitalistico-consumista"...

E' vero che la cultura bear si esprime ormai soprattutto in una miriade di eventi commerciali in tutta Italia e in tutto il mondo, ma rimane anche l'orgoglio e la provocazione della propria doppia "diversità" che si esprime durante i gay pride in cui gli orsi possono manifestare la fierezza non solo della propria omosessualità, ma anche della propria corpulenza e dei propri toraci pelosissimi. E poi, a testimoniare la vitalità della nostra comunità, ci sono le comunità bear su internet, come ad esempio Bearwww, moltissimi blog a tematica ursina, una massiccia presenza su Facebook...


Credi che in Italia gli orsi abbiano evitato di imporre e di auto-imporsi canoni di bellezza, seppure alternativi, o anche qui i media gay e la pornografia hanno stabilito modelli a cui conformarsi?

Sebbene esistano modelli definiti "di riferimento" provenienti dal mondo della pornografia bear, la possibilità di postare video amatoriali su tanti siti internet ha di fatto svuotato questi sex-symbol bear della "referenzialità" che potevano avere fino a qualche anno fa: oggi ognuno trova in rete il suo ideale erotico e di fatto nei locali e nelle discoteche il bear stereotipato in camicia di flanella a quadri clone di Jack Radcliffe è sempre meno comune.

Anche la presunta assenza di spirito camp nella comunità bear viene di fatto smentita dalla gran quantità di orsoni grossi e pelosi che ancheggiano come leggiadre Madonne e Lady Gaga intonando le canzoni delle loro adorate icone. Anzi la contrapposizione fra la "mascolinità" esterna e la "femminilità" interna di tanti orsi risulta ancora più magnificamente camp.


Insomma, la cultura bear in Italia non è andata in letargo?

Non sarei tanto pessimista sulla nostra comunità bear in Italia: certo ci sarebbe ancora molta strada da fare per creare una comunità coesa come quella americana o di altri paesi europei, ma questa è un'altra storia e ha le sue radici nel movimento gay italiano...


Little Prince(ss)

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