Non è una scuola per negri: Kelly, la criminale che pretendeva un'istruzione migliore per le figlie

Kelly Williams-Bolar vive a Akron, nell'Ohio, in quegli Stati Uniti ammirati da tutto il mondo per avere eletto un presidente nero. Anche Kelly è nera, ma non vive in una Casa Bianca: vive nelle case popolari. E anche le due figlie di Kelly sono nere e anche loro vivono nelle case popolari. Kelly, però, ha dichiarato che le due bimbe abitano con il nonno, poco distante da lì, ma abbastanza distante da rientrare in un altro distretto scolastico.

E così Kelly riesce a far frequentare alle figlie la scuola pubblica del quartiere più ricco della città: una scuola frequentata dai bianchi della classe media (dai ricchi no, quelli scelgono le scuole private), tranquilla, con buoni insegnanti, strutture sicure. Così diversa dalla scuola del quartiere delle case popolari, una scuola fatiscente, mal funzionante, per la quale la città investe il minimo indispensabile - anzi, molto meno: tanto è destinata ai neri...

Destinata appunto, e al destino non si sfugge. Poco importa che Kelly voglia il meglio per le sue due bambine e che solo per questo ha dichiarato il falso sulla loro residenza e che solo per questo sta studiando per diventare insegnante. Gli occhi della legge, incarnatasi in un investigatore privato assunto per pedinarla e filmarla, la scovano, la giudicano, la condannano.

Kelly e suo padre, sentenzia la corte, hanno truffato il sistema scolastico mandando le due bambine nella scuola dei bianchi invece che in quella dei neri. Meritano una sentenza esemplare, come la definisce il giudice Patricia Cosgrove, perché a nessun altro salti per la testa di voler mandare i propri figli in una scuola migliore, di voler assicurare loro un futuro migliore: 10 giorni di galera, 80 ore di servizi socialmente utili, tre anni di libertà vigilata e persino la proibizione di diventare insegnante per Kelly, una multa di 30.500 dollari (più di 22mila euro) per suo padre [Wews5].

Kelly Williams-Bolar vive a Akron, nell'Ohio, in quegli Stati Uniti ammirati da tutto il mondo per avere eletto un presidente nero. Ma Kelly non vive in una Casa Bianca, Kelly è rimasta negra.

Little Prince(ss)

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6 commenti:

  1. E' sconvolgente..spero solo che ricorrano in appello e se necessario anche in terzo grado... da quel poco che ho potuto vedere (e forse lo dico perché sono un inguaribile ottimista), di solito i giudici della corte suprema sono più saggi delle giurie popolari..

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  2. E' allucinante. Questa donna viene condannata perchè non ha mandato i suoi figli nella scuola a cui il governo aveva stabilito che essi andassero. Lei ha provato a cambiare il destino di sua figlia, un destino che era stato già scelto da altri. Ti fanno vivere in ghetti, di mandano in scuole fatiscenti e con un livello d'istruzione scarsissimo, ti impediscono, in poche parole, di poterti migliorare per scappare da quel luogo e da una vita senza prospettive. Quando poi scegli di scappare da quell'inferno, ti condannano perchè hai osato farlo, perchè hai sognato un futuro diverso, migliore. A loro serve che tu abbia una vita di stenti, che tu sia in condizioni di non poter contrattare, situazioni di bisogno estremo.. così potranno sfruttarti, chiederti straordinari non pagati, pause sempre più brevi, vacanze assenti, maternità inesistenti... e nonostante ciò farti pesare che quello stipendio da fame è la giusta ricompensa, che di più non puoi avere, e che se ti lamenti puoi anche andar via, perchè fuori ce ne sono almeno cento pronti a prendere il tuo posto a condizioni ancor più svantaggiose.
    Questi sono ricatti a cui il capitalismo ci ha abituati. Perchè questa faccenda ci rivela che Kelly è stata condannata non solo perchè ha mandato sua figlia in una scuola appartenente ad un altro disctretto, ma perchè così facendo lei ha voluto sovvertire un ordine, un destino che era stato già prescritto dal suo governo. La figlia di kelly non deve essere troppo istruita perchè altrimenti non la si potrebbe sfruttare. Spero che questa donna faccia ricorso e che abbia l'appoggio del suo quartiere e di quelli vicino, degli stati che si dicono non razzisti e di tutti quelli che lottano contro il razzismo. Se saremo uniti possiamo far ribaltare la sentenza, perchè gli Stati Uniti sono un paese che vive di immagine, di reputazione e quindi denigrare questa con un'accusa di razzismo è sicuramente una mossa vincente.

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  3. Non so se è più schifoso il pubblico ministero che parla dell'istruzione esclusivamente in termini di costi per la scuola, o il giudice che motivando la sentenza esemplare definisce una "frode" per il sistema scolastico l'aspirazione di una madre ad una scuola migliore per i figli.

    Mi permetto di linkare su fb.

    Ciao

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  4. @ Antonio (2):
    Incrociamo le dita...

    @ viviana:
    La tua analisi è molto chiara, lineare e precisa: grazie davvero per l'intervento!

    @ Primaticcio:
    Anche qui in Italia si parla dell'istruzione solo come costi. E la vicenda di Kelly possiamo pure leggerla come un esempio delle meraviglie di un federalismo fiscale non solidale (in questo caso applicato non a comuni o regioni, ma ai distretti scolastici, senza però che nulla cambi sui concetti e meccanismi di fondo).

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  5. Per il sistema americano si tratta di una frode e la decisione del giudice è formalmente corretta, sebbene sproporzionata. Il vero problema è il sistema scolastico americano.

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Il grande colibrì