Con un virus nel bagaglio a mano - In vacanza sull'arcobaleno: guida ai viaggi gay (4° parte)

Dove eravamo rimasti...
* 1° parte - Un, due, tre... si parte!
* 2° parte - Un gran bel tuffo nella libertà
* 3° parte - La prevenzione le ferie non le fa mai

Siamo partiti chiedendoci se parlare di "vacanze gay" fosse un argomento banale, su cui non ci fosse nulla di particolarmente interessante da dire e, nel corso delle precedenti tre parti di questa inchiesta, abbiamo cercato di raccontare tutto quello che di sensato c'era da raccontare. Questo quarto capitolo vuole invece affrontare il tema della vacanze delle persone sieropositive. E il discorso suona subito meno banale...

Il rischio principale, adesso, è quello di percepire l'eco di un ossimoro inesistente nell'espressione "vacanze delle persone sieropositive": infatti, l'immagine stereotipata della vacanza (benessere, divertimento, condivisione, dinamismo...) contrasta nettamente con l'immagine stereotipata della malattia e del malato (malessere, disperazione, isolamento, immobilità...). La malattia, nei nostri schemi mentali più diffusi, è la Mater Morbi da cui fuggire se "sani", da cui lasciarsi fagocitare se "malati", a cui associare solo dolore, dissoluzione, scoramento, vergogna... certo non le vacanze!

Scritti e letti neri su bianco questi concetti suscitano repulsione e desiderio di non riconoscerli come pensieri propri e dell'ambiente sociale e culturale in cui siamo immersi. Eppure sono così forti da essere stati "gridati", ad esempio, nel Pride milanese senza rendersi conto di quanto l'orgoglio della sanità possa umiliare l'orgoglio della libertà e della dignità. Sono così forti che in molti, leggendo il titolo di questo post, avranno sussultato come le pie donne sussultano davanti ad una bestemmia.

Eppure il titolo illustra un concetto semplice semplice: non esistono controindicazioni assolute per le persone sieropositive che vogliano intraprendere un viaggio e anche le raccomandazioni medico-sanitarie, come vedremo, sono tutte piuttosto semplici, certo non drammatiche. Il virus dell'Hiv, insomma, è davvero roba da mettere nel bagaglio a mano come lo spazzolino, un dato di fatto di cui tenere conto senza che diventi un ostacolo ai piaceri del viaggio e della vacanza.

E' comunque buona norma avvisare il proprio medico prima di partire per un viaggio lungo, soprattutto se si è diretti verso mete "esotiche": in questi casi, infatti, sebbene si raccomandino in genere una serie di vaccinazioni contro il tifo, la tubercolosi, la febbre gialla e/o altre malattie di origine virale o batterica, bisogna tenere conto che l'opportunità della somministrazione di alcuni di questi vaccini in caso di sieropositività deve essere attentamente valutata in base ad alcuni parametri medici.

In genere, in quegli stessi paesi per i quali sono raccomandate le vaccinazioni, è consigliabile fare estrema attenzione all'igiene e al cibo: è preferibile, quindi, bere solo acqua minerale in bottiglia, mangiare esclusivamente cibi cotti e sbucciare la frutta prima di cibarsene. Inoltre conviene ricordare che non tutti i paesi offrono cure mediche e ospedaliere gratuite e/o adeguate.

Un altro problema rilevante è rappresentato dal fatto che alcuni paesi impediscono, con leggi discriminatorie, alle persone sieropositive di entrare nel proprio territorio oppure negano permessi di soggiorno prolungato per lavoro o per studio. Prima di partire è allora opportuno consultare la guida di Deutsche AIDS-Hilfe, nella quale vengono illustrate le norme di ingresso e soggiorno per le persone sieropositive di tutti i paesi del mondo.

In alcuni casi, quando l'ingresso è vietato, ma non sono richiesti esami clinici, alcune persone sieropositive preferiscono non dichiarare il proprio stato sierologico. Non potendo trasportare con sé i medicinali, che potrebbero essere interpretati come una sorta di "confessione" nel corso di controlli alla frontiera, queste persone inviano i farmaci per posta ad amici residenti nel luogo dove vogliono trascorrere le ferie oppure contattano le associazioni locali di attivisti sui temi dell'Hiv per concordare altri modi per aggirare queste leggi ingiustamente discriminatorie.

Ma il problema delle vaccinazioni e delle leggi discriminatorie, per fortuna, riguarda solo alcuni paesi. Nella gran parte dei suoi viaggi, il turista sieropositivo dovrà solo preoccuparsi di non lasciarsi sviare dalla corretta assunzione dei farmaci. Infatti la rottura delle routine, il jet lag, le attività completamente differenti da quelle della vita quotidiana, i pasti che tendono a farsi sregolati, il fatto che ci si alza e si va a dormire a orari diversi dal solito, la voglia di lasciare a casa ogni preoccupazione sono fattori che possono portare facilmente a dimenticare di assumere all'orario corretto la dose quotidiana di medicine.

Quando poi ci si mette anche il fuso orario le cose si complicano: non solo bisogna ricalcolare tutti gli orari, ma potrà capitare di doversi svegliare nel cuore della notte per assumere i farmaci! Ben spiega altri possibili disagi: "C'era una differenza di fuso di sole due ore, ma all'ora di cena non avevo fame, mi venne solo più tardi. Così presi alcune medicine prima di mangiare e mi dimenticai di quelle che dovevo assumere con il cibo".

Per questo, soprattutto per i viaggi più lunghi, conviene valutare insieme al medico la convenienza di una graduale ripianificazione degli orari di assunzione dei farmaci, in modo da rendere tutto più semplice e comodo. Sveglie e portapillole, invece, sono validissime soluzioni per i viaggi più brevi.

Alcune persone decidono di sospendere ogni trattamento durante il periodo delle vacanze, per sentirsi più libere da ogni obbligo della vita quotidiana. Spesso questa scelta viene fatta all'insaputa di tutti. E' invece preferibile discutere di questa ipotesi con il proprio medico, che saprà valutare l'opportunità di tale sospensione e indicare le modalità migliori per attuarla. Anche nel caso in cui il medico sia assolutamente contrario alla sospensione del trattamento per il periodo delle vacanze, è comunque opportuno che ne sia informato.

Ma poi, se basta qualche pillolina a distruggere il fascino e il divertimento di un viaggio, il problema sta davvero nei medicinali o nella propria capacità di lasciarsi affascinare e divertire dal mondo? E allora, preso lo spazzolino, preso il portapillole, preso il pigiama, è davvero ora di partire!

Little Prince(ss)

Questa inchiesta è realizzata in collaborazione con AFAO (Australian Federation of AIDS Organisations), la più importante associazione australiana in tema di Aids. Tutti gli interventi virgolettati sono tratti dalla pubblicazione "At Home... Away" e riprodotti per gentile concessione di AFAO, che ne detiene i diritti d'autore.

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Leggi anche:
* Non c'è due senza tre e il condom vien da sé - Inchiesta in 4 parti
* La malattia e i suoi nemici - Inchiesta in 4 parti

1 commento:

  1. Eccomi Noir torno da scuola e un esame e´ andato.Sono super felice !!!
    Io quando parto la prima cosa che metto in valigia(bagaglio a mano) sono le pillole, senza scatola.Non mi hanno fatto mai storie al cek-in.E ogni volta che dall´Italia torno in Germania porto un souvenir di tre mesi di terapia (6 pacchetti,2 bagaglio a mano 4 in stiva)perche´?Semplicemente perche´ ci risparmio €60, qui una confezione costa €10 :D!!!!!
    Certo che un s+ puo´ viaggiare,certo deve essere in buona salute,perche´ se hai una saluta precaria(infezione opportunistica)e´ bene starsene a casetta propria.
    Un´ultima cosa se sei un s+ single aggiungerei magari qualche bella scorta di Preservativi!Sesso sempre sicuro, dovunque tu sia. L´HIV non va mai in Vacanza!!!!

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Il grande colibrì