Nella compravendita del senso delle parole nulla è ovvio: firma l'appello di Emergency!

Si perde il Piemonte, si perde il Lazio, si perde la Campania e pure la Calabria. E poi si perde Mantova e una sfilza infinita di comuni. Però si vince a Matera, addirittura con il 50,3% dei voti. Ovviamente si festeggia: "Alla fine, nonostante tutto, abbiamo tenuto" si rallegra Pierluigi Bersani. "Il Pd ha dato segnali di ripresa" si inorgoglisce il partito [l'Unità]. Matera resiste, e con lei pure Macerata (altro clamoroso 50,3%), e pazienza se nel resto del paese trionfano Bossi e Berlusconi che, collezionando ville e vulcani artificiali, è ovviamente il presidente operaio.

Si tagliano le risorse ai Comuni, si centralizzano le decisioni, si annullano i poteri reali esercitabili autonomamente dagli enti locali, si usano i soldi di Roma per pagare le campagne elettorali regionali a Bassano del Grappa, si progettano ad Arcore le centrali atomiche in Piemonte senza consultare le Regioni. Ovviamente tutto grazie ai paladini del federalismo!

Il principio della laicità impone di agire come se Dio esistesse, gli atei devono essere più devoti del papa, scendere in politica da cattolici di base è ovviamente la migliore garanzia per la laicità (tanto sulle questioni religiose il papa sbaglia e ho ragione io), dire che la laicità richiede un confronto tra idee terrene e razionali senza metterci di mezzo le credenze religiose è un presuntuoso insulto a chi ha fede.

I bambini vanno tutelati ancor prima che la cellula uovo veda all'orizzonte lo spermatozoo, poi se finiscono nelle grinfie di preti pedofili è un fatto grave sì, ma non lo si dica a nessuno, e se qualcuno lo dice è un attacco (magari sionista) alla Chiesa cattolica; perché ovviamente non è vero che la Chiesa protegge e occulta i pedofili al suo interno, anche se è vero che una legge di tutela delle vittime degli abusi pedofili "metterebbe a rischio la missione della Chiesa cattolica" dal momento che "sarebbero in pericolo tutte le istituzioni cattoliche", come scrivono i vescovi del Connecticut ai propri fedeli [Messaggero].

Ovviamente i preti pedofili sono pedofili non perché sono pedofili, ma perché, ovviamente, son froci: "Me lo hanno detto recentemente" sociologi e psichiatri, dice monsignor Bertone [Repubblica], il quale forse farebbe meglio ad iniziare a frequentare psichiatri in carne ed ossa, invece che a dare ascolto a quelli che percepisce solo come voci tra le nebbie degli incensi.

Centinaia di bambini sono spariti per colpa degli accordi tra Italia e Libia sui respingimenti in mare, per finire imprigionati nei lager di Gheddafi, venduti sui mercati degli organi o della pedofilia, sbranati dai mangiatori di carogne sotto il sole cocente dei deserti d'Africa [Save The Children]. Questa si chiama ovviamente difesa della sicurezza, difesa dei più deboli, nella propaganda leghista.

Pochi giorni fa c'erano anche parecchi bambini tra i 33 morti, tutti civili, che in Afghanistan si son visti piombare in testa le bombe perché, da lontano, potevano ovviamente sembrare dei talebani in movimento; ieri, invece, i morti sono stati quattro, 22 i feriti, causa mancato lampeggiamento dei fari dell'autobus che li stava trasportando; e poi bombe sui matrimoni, sulle case, ancora sugli autobus, qualche morto qui, qualcuno ucciso là, mutilati in ogni dove. 2400 civili ammazzati in un solo anno. Si chiama missione di pace. O, meglio, peace keeping, che in inglese fa più fico.

Quelli che curano i mutilati dalle forze della pace non stanno facendo un'opera umanitaria. No, stanno facendo il gioco dei terroristi. Anzi, sono loro stessi dei terroristi. O, meglio ancora, dei "pirla, con rispetto parlando", come orgogliosamente scrivono gli scribacchini del Giornale.

No, non è facile difendere o persino riappropriarsi delle parole, e quindi dei concetti, in tutta questa confusione di senso, in tutta questa compravendita di significati. Però proviamo a difendere almeno il nostro nome e il nostro cognome, e quindi la nostra dignità: basta scriverli in calce all'appello di Emergency.

Little Prince(ss)

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Il grande colibrì